venerdì 6 luglio 2012

A proposito di sorella sole

Siamo soliti pensare al sole come ad un'entità maschile lasciando la femminilità alla luna. Ma alcuni nativi americani - ad esempio gli Yuchi, non la pensavano così. Ecco una delle loro storie a proposito della creazione.

La madre sole

"Chi farà la luce? fu detto. Yohaha, la stella,disse: Io farò la luce. Si convenna che così fosse. La stella risplendette, ma la luce fu solo vicino a lei. Chi farà più luce? fu detto. Shar-pah, la luna,disse: Io farò più luce. Shar-pah fece ancora più luce, ma restava ancora buio. T-cho la madre sole,disse: Voi siete i miei figli,io sono la vostra madre,io farò la luce. Io risplenderò per voi.
Andò a oriente. D'improvviso la luce si diffuse su tutta la terra. Mentre lei passava sopra la terra,una goccia del suo sangue cadde al suolo e dal mescolarsi di questo sangue con la terra nacque il primo popolo, i figli di sole, gli Yuchi"

Questo testo rivela un fatto che era rimasto oscuro in quello precedente: il sole è femmina. La stessa convinzione era comune anche ai Tunica,ai Biloxi,ai Chitimacha e ai Cherokee.

Estratto da leggende degli indiani d'america pag. 86 (ed. mondadori)

Un brutto sogno

Separarsi alle volte è un brutto sogno. Almeno per me. Vedremo il futuro.

mercoledì 4 luglio 2012

Perché?

Un detto tradizionale recita: tra due mali scegliere il minore. Niente di più falso.
Guardatevi al sito http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata.aspx?id=246 il documento sui minatori italiani del secondo dopoguerra partiti per le miniere di carbone in belgio. Le condizioni di lavoro da schiavi deportati e la silicosi hanno falicidiato gli illusi ignoranti del detto che ho ricordato. Forse è un misto di psicologia,antropologia,sociologia. Ma se dovessi scegliere tra morire di fame e fare il minatore sceglierei il suicidio. Dei belgi naturalmente. Spediti loro sì, a calci nel sedere giù giù nelle viscere della terra. E sia. Pensate sia finita? Oggi la nuova miniera è senz'altro il sistema scolastico italiano. Di ogni ordine e grado.

martedì 26 giugno 2012

E' stato bellissimo ricevere questo messaggio:
Notte amore dormi bene ti amo
e poi il mattino:buon giorno amore...

Sono innamoratissimo e ho una ragazza meravigliosa che non sa di esserlo.
Non posso non volerle bene è impossibile <3 <3

Ancora sull'idiota greco:l'etica di Aristotele

Estratto dall'etica di Aristotele dalla storia della filosofia occidentale di Bertrand Russell

"[...] Le opinioni di Aristotele intorno all'etica rappresentano,perlopiù,le opinioni prevalenti tra gli uomini colti e d'esperienza dei suoi tempi [...] Coloro che non scendono al di sotto nè si elevano al disopra el livello di cittadini onesti e beneducati troveranno nell'etica un'esposizione sistematica dei principi da cui essi sostengono che la loro condotta debba esser regolata. Chi cerca qualcosa di più sarà disilluso [...]. Il bene , dice Aristotele, è la felicità,che è un'attività dell'anima. Platone aveva ragione a dividere l'anima in due parti, una razionale e una irrazionale. La parte irrazionale si divide in vegetativa (che si trova anche nelle piante) e appetitiva (che si trova in tutti gli animali). L'appetito può entro certi limiti,essere razionale,quando i beni che cerca sono tali da ricevere l'approvazione della ragione. Questo è essenziale per la virtù perché in Aristotele solo la ragione è puramente contemplativa e non porta ,senza l'aiuto dell'appetito,all'attività pratica. Vi sono due tipi di virtù:intellettuale e morale corrispondenti alle due parti dell'anima. Le virtù intellettuali si apprendono attraverso l'insegnamento,le virtù attraverso le abitudini. E' compito del legislatore creare dei buoni cittadini incoraggiando i buoni costumi. Diveniamo giusti compiendo azioni giuste e lo stesso può dirsi pe le altre virtù. Se saremo costretti a prendere delle buone abitudini,pensa Aristotele,entro un certo tempo finiremo col trovar piacere nel compiere buone azioni [...]"

Si può essere così idioti? Aristotele precursore del comportamentismo ingenuo?
Proseguiamo:
"Veniamo ora alla famosa dottrina del giusto mezzo. La virtù è sempre una via di mezzo tra due estremi,ciascuno dei quali è un vizio. Il coraggio sta fra la codardia e la temerarietà; la liberalità, tra la prodigalità e l'avarizia; l'amor proprio, tra la vanità e l'umiltà; la prontezza di spirito tra la buffoneria e la grossolanità; la modestia tra la ritrosìa e la sfacciataggine; Alcune virtù non sembrano rientrare in questo schema: per esempio la sincerità. Aristotele dice che questa è una via di mezzo tra la millanteria e la falsa modestia (1108a), ma questo può applicarsi solo intorno a se stessi. Non vedo come la sincerità in senso più ampio possa rientrare nello schema. Ci fu una volta un sindaco che aveva adottato la dottrina aristotelica;al termine delle sue funzioni fece un discorso,dicendo che si era comportato in modo da conservare la stretta via tra la parzialità da un lato e l'imparzialità dall'altro. Il considerare la sincerità come giusto mezzo sembra poco meno che assurdo. Aristotele, nelle questioni morali,si mantiene sempre sulla linea di quelle che ai suoi tempi erano le opinioni convenzionali. Su qualche punto esse differiscono da quelle dei nostri giorni,specia quando vi fa capolino qualche forma di aristocraticismo. Noi pensiamo che che gli esseri umani,almeno in linea etica,abbiano tutti uguali diritti,e che la giustizia implichi non l'uguaglianza,ma una giusta proporzione che solo qualche volta è uguaglianza [sic] (1131b). La giustizia d'un padrone e d'un padre è cosa differente da quella d'un concittadino perché un figlio o uno schiavo sono di proprietà,e non può esserci ingiustizia verso ciò che si possiede (1134b). Per quanto riguarda gli schiavi ,però,va fatta una piccola correzione a questa dottrina:è possibile per un uomo essere amico del proprio schiavo? Non c'è nulla di comune tra le due parti; lo schiavo è utensile vivente..in quanto schiavo,quindi ,non gli si può essere amici. Ma in quanto uomo sì;perché può sempre esistere un rapporto tra un uomo e un altro,rapporto che può derivare dalle leggi o da un accordo; si può avere quindi anche dell'amicizia verso di lui, in quanto uomo (1161b)"

Chiaro il concetto? Sì, Aristotele è degno di essere definito l'idiota greco. Ma voglio chiudere con una osservazione interessante. Qualcuno potrebbe obiettare sul processo cui sottopongo l'opera aristotelica poiché fondamentalmente non sincronico (ovvero sganciato dal suo contesto). Ad una tale obiezione io rispondo diacronicamente: sono nato nel 1971 e non al tempo dell'idiota greco; non intendo caricarmi dei vincoli del passato; il processo - con conseguente condanna dell'ideologia - lo svolgo nel mio tempo. Non comprendo come tanti propendano per il criterio contestuale sincronico a meno di non essere affascinati o peggio innamorati del personaggio (e a ben vedere, ve ne sono tanti in giro ma questa è un'altra storia). Se proprio i sincronici dovessero sputar sentenze velenose lasciatemi quest'ultima argomentazione. Aristotele disse che la velocità di caduta di un corpo è proporzionale al suo peso. Questo è stato dimostrato falso come conseguenza delle leggi di Newton che quasi ogni studente conosce (in teoria, scusate il doppio senso); e già avverto il disgusto: ma Newton è assai più tardo dell'idiota greco! E allora al diavolo (di Maxwell? ironia per gli eruditi lettori..) Newton. Consideriamo questa semplice esperienza. Prendiamo un foglio di carta oppure una striscia sufficientemente ampia di stoffa (cose disponibili all'epoca dell'idiota schiavo permettendo). Il peso (ovvero la massa anche se questo concetto era oscuro all'idiota) non varia se modifichiamo la forma del foglio di carta o della stoffa (ad esempio facendone una palla): questo sì era noto anche ad Aristotele. Facciamo ora cadere la stoffa non appallottolata e poi ripetiamo la caduta dopo l'appallottolamento. Nel primo caso la velocità sarà minore. Niente equazioni differenziali nè legge di inerzia. Ancor peggio un aquilone o un aeroplano di carta (qualcosa di appuntito per intenderci). Tutte esperienze per forza note ad Aristotele (qualche dubbio?). Allora perché l'idiota greco non si pente di quello che scrive? Pensateci su.

Guarda guarda chi c'è

L'inserto D di repubblica ospita lettere sui più svariati temi. Curioso trovarci qualcuno con cui le roventi dispute politiche sono quasi ad un punto morto. Pazienza. Questa me la dovrai spiegare mattia..questo tuo lontano aprile 2006..

Rubriche

Lettere

Anima e corpo o corpo e mondo?

Scrive Nietzsche: "Disprezzavano il corpo: non lo prendevano in considerazione, anzi lo trattavano come un nemico. Il loro delirio era credere che si potesse portare in giro un''anima bella' in un aborto di cadavere"
Risponde Umberto Galimberti

Quando ti senti male nel tuo corpo, quando disprezzi i tuoi difetti fisici, quando ne hai una percezione così fastidiosa e negativa, allora ti senti anche indegno e impossibilitato a godere i piaceri e raggiungere i successi possibili nella vita. Persino quelli intellettuali. Sentirsi bene nel corpo dona fiducia in se stessi anche per tutto quello che riguarda l'interiorità, sia emotiva che intellettuale, almeno in buona misura; non è valido invece l'inverso. Il disprezzo del corpo dev'essere stato un misero espediente di chi già si sentiva molto debole e difettoso in esso, e per sentire meno questa sua debolezza o per rivalersi su di essa si è creato mentalmente una cesura tra il suo corpo e la sua mente, rifugiandosi in quest'ultima. Ma questa cesura è illusoria. Non è un caso che il corpo sia il primo oggetto di invidia. Si fanno i salti mortali e ci si arrampica sugli specchi per convincersi che il corpo, che la fisicità, non conti nulla o conti assai meno di quanto sembri; in tutto ciò non si fa che creare dei narcotici per renderci insensibili alle nostre e alle altrui imperfezioni e storture, o per assuefarci a esse, quando naturalmente le percepiremmo con immenso disagio e fastidio. Mattia Danesi, Voltana (Ra)



 Sommerso dai segni con cui la scienza, l'economia, la religione, la psicoanalisi, la sociologia di volta in volta l'hanno connotato, il corpo è stato vissuto, in conformità alla logica e alla struttura dei vari saperi, come organismo da sanare, come forza-lavoro da impiegare, come carne da redimere, come inconscio da liberare, come supporto di segni da trasmettere. Mai l'impronta della sua vita che, alla periferia dei codici, continua a passare inavvertita. Da centro di irradiazione simbolica nelle comunità primitive, il corpo è diventato in Occidente il negativo di ogni valore che il sapere, con la fedele complicità del potere, è andato accumulando. Dalla "follia del corpo" di Platone alla "maledizione della carne" nella religione biblica, dalla "lacerazione" cartesiana della sua unità alla sua "anatomia" a opera della scienza, il corpo vede concludersi la sua storia con la sua riduzione a "forza-lavoro" nell'economia e a "manichino" nella rappresentazione sociale. Ma queste mie considerazioni non sono un preludio alla "liberazione" del corpo, al giorno in cui gli verrà restituita la sua espressione contro la repressione del sistema. Ritengo infatti che tale liberazione appartenga a una storia passata e sia in ritardo di una rivoluzione, come il Messia di Kafka che viene l'indomani del Giudizio Finale, quando non è più necessario, quasi un effetto di realtà ritardata, per salvare dei corpi che non hanno mai avuto bisogno né del Messia né della rivoluzione per accadere. Inoltre questo sistema di "liberazione", a cui dà man forte tutta quella letteratura che ormai si spreca sul corpo e sul desiderio, è oltremodo insidioso, perché finisce col mobilitare, e non per liberare, le potenzialità espressive del corpo (che già da tempo sono state confiscate dall'"anima", dallo "spirito" o dai "valori"), per un'emancipazione programmata, in vista di uno sfruttamento più razionale e sistematico. E così paradossalmente questa "scoperta del corpo", che si vuole presentare come premessa per la sua liberazione, è utilizzata per liquidarlo definitivamente nell'ingranaggio del sistema e della sua produzione che, non contenta di sfruttare del corpo la sua forza-lavoro, ne sfrutta anche la forza del desiderio, allucinandolo con quegli ideali di bellezza, giovinezza, salute, sessualità, che sono poi i nuovi valori da vendere. Mobilitato dal sistema nel processo di appetizione-soddisfazione, a cui tutti i moti di "liberazione del corpo" danno il loro inconsapevole contributo, il corpo diventa quella istanza gloriosa, quel santuario ideologico in cui si consumano gli ultimi resti della sua alienazione. Tutte le religioni della spontaneità, della libertà, della creatività, della sessualità grondano del peso del produttivismo e della logica dei valori, che possono crescere e accumularsi solo se il corpo si lascia sedurre e abbandona il suo naturale campo di gioco che è il mondo. Non l'anima e il corpo, ma il corpo e il mondo, in quell'originaria co-esposizione in cui è il primitivo senso del mondo, il suo scaturire immotivato, a cui il corpo, dopo il primo ingenuo contatto, cerca di dar senso. Nel mondo ogni mio atto rivela che la mia esistenza è corporea e che il corpo è la modalità del mio apparire. Questo organismo, questa realtà carnale, i tratti di questo viso, il senso di questa parola portata da questa voce non sono le espressioni esteriori di una presunta anima, ma sono io, così come il mio volto non è un'immagine di me, ma sono io stesso. Nel corpo, infatti, c'è perfetta identità tra essere e apparire, e accettare questa identità è la prima condizione dell'equilibrio. Non esiste un pensiero al di fuori della parola che lo esprima, perché, solo abitando il mondo della parola, il pensiero può risvegliarsi e farsi parola. Allo stesso modo non esiste un uomo al di fuori del suo corpo, perché il suo corpo è lui stesso nella realizzazione della sua esistenza. Se non si accetta la totalità di questa presenza è impossibile accedere alla comprensione della realtà umana per come il rapporto quotidiano col mondo ce la rivela.


Cambiato idea?

25 agosto 2009. Questo per chi avesse dubbi sulla definizione di stato di diritto.

ROMA - E' finita la libertà per il quarantenne che nei giorni scorsi ha aggredito una coppia gay accoltellando uno dei due ragazzi all'uscita del Gay Village di Roma. Alessandro Sardelli, soprannominato "Svastichella", identificato subito dopo l'aggressione, era stato semplicemente denunciato a piede libero per tentato omicidio. Scelta che aveva suscitato aspre critiche. Il sindaco di Roma Gianni Alemanno aveva parlato di decisione "inopportuna" e le associazioni gay avevano gridato allo scandalo.

Le pressioni delle istituzioni sulla magistratura hanno fatto cambiare idea alla Procura che ieri ha chiesto il fermo dell'aggressore. Domanda oggi accolta dal giudice per le indagini preliminari: "Quell'uomo - ha scritto il gip - è socialmente pericoloso". "Svastichella" è stato arrestato nella sua abitazione nella zona del Laurentino, alla periferia di Roma, e portato in carcere.

"Non posso che esprimere soddisfazione - ha commentato il sindaco, che oggi incontrerà le associazioni gay - è un passo importante per restituire fiducia alla cittadinanza su una vicenda inaccettabile".

Quarant'anni, con precedenti per spaccio di droga, l'aggressore percepisce una pensione di invalidità per seminfermità mentale. Insieme a lui, quella notte al Gay Village, c'era un complice. "Sì, c'era un altro col giustiziere" ammettono in procura. Sembra che sappiano già chi è, o ci siano vicini. "Ci saranno novità, ma tra qualche giorno", dicono.

giovedì 14 giugno 2012

L'ignoranza devastante impera..

Oggi pomeriggio alla ricerca di un pezzo di ricambio per la bike di mio fratello. Si tratta di un piccolo cuscinetto per l'articolazione del movimento del pedale. Primo negozio, artigiano della bicicletta. Scusi vorrei il cuscinetto per l'articolazione del pedale. E lui: cuscinetto a sfera? E mi mostra un altro pezzo. No ribatto io,non è questo. E' un piccolo cuscinetto a sfera che si inserisce sull'albero. E lui: ma allora è altro che desidera! E io: le avevo detto il pedale non il braccio a cui il pedale va ancorato. Alla fine mi consiglia un altro negozio. Poco prima un altro cliente si lagnava per il contachilometri della sua bici, a parer suo difettoso. L'artigiano lo esamina e risponde: funziona perfettamente. E il vecchietto: non va invece. E l'artigiano: ha controllato il magnete sulle razze della ruota? E il vecchietto: quale magnete? Ha sempre funzionato! E l'artigiano: non può funzionare senza (della serie un po' di fisica elementare serve saperla). Alla fine il vecchietto se ne va proponendosi di verificare ancora una volta, piuttosto perplesso. Poco prima ero stato in ferramenta dove addirittura mi avevano contestato l'esistenza del cuscinetto. Per loro semplicemente non esisteva. Non so cosa pensare. L'ultimo negozio visitato - grande rivendita espressamente rivolta ai ciclisti professionisti - si comporta più o meno come l'artigiano salvo consigliarmi l'acquisto del pedale nuovo dopo avermi esortato a portarmi quello vecchio per "darci una occhiata" (ma quale occhiata se il pezzo difettoso è già stato individuato?). Alla fine tornando a casa imparo che mio fratello se l'è procurato in un negozio poco lontano specializzato in idrodinamica. Morale: nell'epoca del consumo troppo spesso si pensa ad imbacuccare la gente. E io non seguo la via del vivere e lascia vivere, non sarebbe compatibile con il mio essere matematico e insegnante. Trovate voi la soluzione. E sia.

La verità fa male

Oggi pomeriggio ho appreso la verità sui comportamenti deliranti di un altro mio amico a cui avevo prestato un po' di denaro. La mia ingenuità s'è infranta di fronte al nudo empirico, fatto trafelato nel diritto dell'anima. Se voglio continuare ad aiutarlo dovrò necessariamente utilizzare bastone e carota. Peccato però, poteva finire pure diversamente.

martedì 12 giugno 2012

A proposito del vomiting

Estratto dal sito medicitalia.it


"Tuttavia, se il vomito può costituire un mezzo per riparare all'abbuffata nel disturbo bulimico, ossia una delle tante condotte d'eliminazione appena descritte, l'atto del vomitare può trasformarsi nel tempo in un disturbo indipendente, dotato di caratteristiche peculiari (Nardone & altri, 1999).
In altre parole il disturbo bulimico costituirebbe soltanto un punto di partenza, da cui emergerebbe quello da vomiting. Mentre il vomito autoindotto nella bulimia classica costituisce un rimedio riparatorio all'abuso di cibo, la vomitatrice vomita perché ha imparato ad associare piacere a questo comportamento. Si tratta perciò di una vera e propria perversione, ossia di un comportamento anomalo e inusuale - di per sé sgradevole - che diventa piacevole. L'essere basato sul piacere rende questo disturbo di non facile eliminazione, come per qualunque altro disturbo basato su una dipendenza.
All'inizio per queste pazienti il vomito è una soluzione per non ingrassare. Continuando nella pratica, però, la sequenza del mangiare-vomitare si trasforma poco a poco in un rituale sempre più piacevole, fino a diventare nell'arco di qualche mese il massimo dei piaceri, cui non si riesce più a rinunciare.
Quando la sindrome da vomito si è instaurata, il problema non è più il controllo del peso ma il controllo della compulsione al piacere: mentre nell'anoressia e nella bulimia il ciclo mangiare-vomitare rappresentava una tentata soluzione, nel vomiting esso diventa il problema stesso e trova nel piacere il motivo della sua persistenza (Milanese, 2004). Il vomiting costituirebbe attualmente il più diffuso fra i disturbi alimentari (Costin, 1996). Queste pazienti ricavano un piacere così grande dal vomitare che è possibile parlare, allegoricamente, di "amante segreto". Quando quest'immagine è presentata alle stesse pazienti in terapia, la reazione è spesso di vergogna e imbarazzo, come se il loro piccolo segreto fosse stato scoperto e messo a nudo. Infatti, la vomitatrice risente spesso di una vita relazionale e affettiva appiattita o inesistente e il suo disturbo è tutto ciò che le resta per continuare a provare ancora un po' di piacere.
Alcune pazienti riferiscono di essere arrivate al punto di procurarsi il vomito anche dieci volte al giorno. Si può immaginare, tra l'altro, il danno economico arrecato alla famiglia a causa della necessità di procurarsi quantità di cibo sempre più ingenti.
Psicoterapia del vomiting
L'implicazione più importante del classificare il vomiting come disturbo autonomo sta nella diversa direzione che il trattamento terapeutico dovrà prendere rispetto alla bulimia classicamente definita. In particolare l'uso del cibo qui è incidentale, nel senso che la paziente se ne serve solo come un mezzo per vomitare e soddisfare in tal modo quel piacere, non quello di mangiare.
Sarebbe quindi inefficace trattare la vomitatrice allo stesso modo della bulimica, ossia ragionando in termini di cibo e alimentazione. Anzi, a rigor di termini non sarebbe neanche scorretto dire che il vomiting non è nemmeno un disturbo d'alimentazione: molte vomitatrici sono ragazze avvenenti e spesso neanche in sovrappeso. Secondo il modello psicoterapeutico breve strategico la terapia dovrà concentrarsi innanzitutto nell'eliminazione della compulsione, e successivamente nell'aiutare la persona a ricostruirsi una vita affettiva e relazionale soddisfacente. Questa seconda fase è delicata e impegnativa sia per la paziente che per il terapeuta ed entrambi debbono fare attenzione a che il desiderio di procurarsi piacere non prenda nuove e inaspettate direzioni, altrettanto disfunzionali, ma che sia invece riorientato in maniera appropriata."

lunedì 11 giugno 2012

Socrate? Fuori di testa

Non credevo di apprendere qualcosa di nuovo da un inserto di quotidiano. Ebbene sì, nella biblioteca di repubblica maurizio ferraris racconta Socrate,Platone,Aristotele e la scuola di atene e scrive:

"Indagare se stessi,interrogare se stessi,conoscere se stessi:Socrate sosteneva di sentire la voce di un "demone" che gli parlava,come una sorta di allucinazione uditiva. Quel demone gli diceva se si comportava male e pare appunto che non gli abbia detto niente quando si difese e poi decise di morire:questo quindi lascerebbe supporre che Socrate avesse preso la decisione giusta. Si è cercato di capire cosa fosse questo demone che parlava nelle orecchie di Socrate:qualcuno lo ha spiegato dicendo che i greci (e così anche in epoche più arcaiche,all'epoca di Omero per esempio), avevano ancoa una mente bicamerale,cioè la comunicazione tra i due emisferi del cervello non era ancora selezionata come lo è per noi,e dunque poteva sembrare che qualcuno parlasse dall'esterno,mentre si trattava della coscienza interna. Non mi addentro in queste ipotesi [sic] ,però legata in qualche modo all'ide della mente bicamerale c'è una esperienza molto comune a cui Socrate dava importanza:l'esperienza del dejà vu [...]" (pagg.18-19)

La teoria della "mente bicamerale" non ha statuto scientifico solido per quanto ne sappia (se così non è fatemi sapere). Oggi se qualcuno dice di sentire un demone che gli parla - un'allucinazione uditiva che suggerisce magari in dolby surround una mirabilissima opera filosofica- semplicemente gli viene raccomandata una visita neurologica con vivace consiglio d'un seguito in ambulatorio psichiatrico. La mia teoria è semplice: dopo aver letto le teorie di Socrate (trasmesse da Platone, sia ben chiaro - il suo demone dov'è finito?) posso proporre con relativa tranquillità una diagnosi di psicosi allucinatoria. E la sua opera?  Dovrei torturare il demone - magari farlo sballare un po'. Per quanto riguarda Aristotele - controparte di Platone - mi trovo perfettamente d'accordo con il giudizio espresso da Russell nel suo compendio divulgativo di storia della filosofia: "Quando leggiamo qualche filosofo di rilievo,ma soprattutto quando leggiamo Aristotele,è necessario condurre il proprio studio in due modi:in rapporto ai predecessori del pensatore e in rapporto ai suoi successori. Sotto il primo aspetto,i meriti di Aristotele sono enormi; sotto il secondo,i suoi demeriti sono altrettanto enormi. Quanto ai suoi demeriti, però,i suoi successori sono più responsabili di lui. [...] Concludo che le dottrine aristoteliche di cui ci siamo occupati in questo capitolo [la logica di Aristotele] sono interamente false,ad eccezione della teoria formale del sillogismo,che non ha però importanza alcuna. Qualsiasi persona che oggi desideri imparare la logica perderà il suo tempo leggendo Aristotele o i suoi discepoli. Nondimeno,gli scritti logici di Aristotele dimostrano un'abilità somma,e sarebbe stato utile all'umanità se fossero apparsi in un'epoca in cui l'originalità intellettuale fosse stata ancora attiva. Sfortunatamente apparvero proprio alla fine del periodo creativo del pensiero greco,e quindi furono accettati come dogmi. Al tempo in cui l'originalità logica riprese vita,un regno durato duemila anni aveva reso assai difficile detronizzare Aristotele. In tutta l'epoca moderna,quasi ogni progresso nella scienza,nella logica o nella filosofia,si è dovuto compiere sotto forma di opposizione alle teorie di Aristotele"

"

venerdì 8 giugno 2012

A proposito di Lecaldano

Estratto da una recensione di un testo del filosofo E. Lecaldano.

Lecaldano, Eugenio, Un'etica senza Dio.
Roma-Bari, Laterza, 2006, pp. XIV + 110, 12,00 euro, ISBN 88-420-8000-4.

Recensione di Ivo Silvestro 2/5/2007

"[...] Innanzitutto non è possibile dimostrare l'esistenza di Dio: ogni etica divina si ritroverebbe pertanto infondata.Una siffatta etica non può inoltre essere universale: essa non si applicherebbe ad atei ed agnostici e, qualora si volesse partire da una religione rivelata, ai credenti di altre confessioni.
Un comportamento etico non può essere eterodiretto, ma deve essere liberamente e autonomamente scelto dal soggetto: l'etica non può quindi ridursi all'obbedienza di comandamenti di origine divina. L'etica non può nemmeno fondarsi sulle leggi di natura, intendendo la natura come manifestazione o progetto di Dio: la natura così concepita semplicemente non esiste, si tratta soltanto di una giustificazione a posteriori di scelte etiche preconcette.
Infine, un'etica dedotta da Dio tende a volersi applicare, o meglio imporre, a tutti, ignorando così le differenze individuali e, soprattutto, la irrinunciabile differenza tra legge e morale. Alcuni argomenti di Lecaldano lasciano perplessi. Prendiamo, ad esempio, la non universalità dell'etica divina: se Lecaldano intende sostenere che l'etica di un credente non può essere la stessa di un ateo (non devoto), non si capisce dove stia il problema, dal momento che la morale non è la legge e non deve valere per tutti i membri di una certa comunità; se invece occorre intendere questa non universalità nel senso che il credente non considererà l'ateo un soggetto degno di attenzione morale, allora la tesi di Lecaldano è semplicemente falsa. In generale, a non convincere non sono tanto gli argomenti, sostanzialmente corretti, ma l'immagine del credente sostenitore di una etica fondata su Dio, o comunque a lui riferita, tratteggiato in maniera quasi caricaturale, come viene almeno in parte riconosciuto (p. 27). Lecaldano si è indubbiamente ispirato alla realtà per queste caricature: gli esempi, purtroppo, non mancano ed è bene argomentare contro simili schemi mentali che dovrebbero essere superati da tempo. Tuttavia, la possibilità che vi sia qualcosa oltre queste caricature non viene presa in considerazione: per Lecaldano un'etica con Dio non può che ridursi all'obbedienza per paura dell'eterno castigo, privando i discorsi sul bene e sul male di qualsiasi autonomia. Eppure gli esempi contrari non mancano. Si pensi, ad esempio, alla condanna, da parte della chiesa cattolica, del volontarismo, che riconduce appunto alla libera volontà di Dio la definizione di bene e di male, arrivando a sostenere la possibilità che Dio avrebbe potuto anche far sì che quello che noi chiamiamo male sia bene e viceversa. [...] La responsabilità morale ha due radici: l'autonomia e la libertà. Lecaldano accoglie una interpretazione minimale ed empirica di questi due concetti: la libertà è da intendersi semplicemente come «assenza di qualsiasi costrizione o coercizione esterna nella scelta delle azioni da compiere» (p. 33).
Una definizione più vicina a Hume e a Mill che a Kant, la cui prospettiva, basata sul libero arbitrio e sull'indifferenza rispetto a emozioni e ricompense, viene definita «spiritualistica e criptoreligiosa» (p. 33). La moralità di una azione è quindi indipendente dal movente, che può anche essere di natura sentimentale.
L'etica «è una realtà da spiegare, e non già da fondare» (p. 45). Per Lecaldano l'etica è radicata nella natura dell'uomo: «la capacità degli esseri umani di farsi guidare da distinzioni tra bene e male, giusto e ingiusto, virtuoso e vizioso è radicata nella loro natura biologica» (p. 44). La natura alla quale si riferisce Lecaldano è, appunto, quella biologica: non è la natura statica e vincolante dell'etica divina. Una simile etica naturale si inserisce coerentemente nella «concezione naturalistica e secolarizzata dell'universo nel suo insieme» (p. 37) che, grazie all'evoluzionismo darwiniano e senza bisogno di creatori e progettisti, può spiegare l'origine della vita e dell'uomo. La morale, questa innata capacità umana, è dunque anch'essa il frutto della selezione naturale. Lecaldano sottolinea in proposito il ruolo dell'emozione: i sentimenti che accompagnano i comportamenti virtuosi e viziosi, e in particolar modo la simpatia verso le emozioni altrui, possono spiegare, ad esempio, l'ampia diffusione di regole morali simili. Con questo riferimento all'emotività si spiega la già ricordata critica alla concezione kantiana di autonomia morale, che esclude appunto i sentimenti dai legittimi moventi morali. Un'etica senza Dio non può ovviamente ridursi all'emotività: la riflessione razionale ha anch'essa un ruolo fondamentale per i nostri giudizi morali, giudizi che saranno sempre individuali. Ciò implica una sorta di pluralismo etico: «un'etica senza Dio dovrà ammettere l'esistenza di un grande numero di persone moralmente responsabili e, data la loro autonomia e libertà, dovrà dare per scontato che vi sia una grande diversità nei modi in cui queste persone realizzeranno la propria ricerca di una condotta moralmente responsabile» (p. 34). Un'etica senza Dio non potrà quindi possedere quei caratteri di assolutezza, eternità e universalità tipici dei principi morali derivati dai comandi eteronomi di Dio (p. 49). Lecaldano prospetta un'etica vicina all'effettiva esperienza dell'uomo, basata innanzitutto sul rispetto dell'individuo. È proprio grazie al concreto riconoscimento delle esigenze dell'individuo, della sua storia e della sua cultura, che è possibile attuare la netta distinzione tra etica e legge: la sanzione giuridica non è uno strumento di controllo delle condotte personali. In conclusione, la distinzione tra un'etica senza Dio e un'etica basata su Dio si gioca principalmente su tre aspetti di discontinuità: «la rinuncia alla ricerca di valori comuni e convergenti come mezzo per la realizzazione di un progresso morale; la sottodeterminazione di valori sostantivi come la solidarietà e la carità che potrebbero segnare la continuità tra etiche del passato e del presente; l'abbandono di una riflessione morale con pretese fondazionali a favore di un'elaborazione che mette in secondo piano l'obiettivo di riuscire a identificare la soluzione giusta e buona da raccomandare a tutti» (p. 54). Privare l'etica di un fondamento assoluto per consegnarla così alla concreta esperienza individuale è una mossa convincente. Non si capisce tuttavia la necessità di sostituire alla fondazione una spiegazione: l'etica è una realtà innanzitutto da migliorare e da adattare al contesto, la sua naturalizzazione non sembra aggiungere nulla al discorso che risulterebbe completo anche senza il riferimento all'evoluzionismo. Probabilmente l'intenzione di Lecaldano è di sottolineare la distinzione tra l'etica senza Dio e l'etica con Dio, evidenziando l'autonomia e la coerenza di un punto di vista ateo sull'uomo e sull'universo. Un'altra perplessità è dovuta alla sostanziale continuità che Lecaldano sembra attribuire a sentimenti e riflessioni razionali, quasi che le seconde debbano semplicemente migliorare e portare a compimento le prime. Eppure vi sono emozioni che si allontanano da quei principi etici generali, come il rispetto per l'altro, che Lecaldano accoglie come base di un'etica senza Dio. Alcune ricerche hanno ad esempio mostrato come risulti più appagante rinunciare a un proprio vantaggio, o addirittura accettare uno svantaggio, pur di infliggere un danno a un'altra persona riconosciuta come estranea, non appartenente cioè al proprio gruppo. In casi come questo la riflessione razionale deve opporsi alla risposta emozionale; purtroppo i contorni di questa opposizione non vengono neppure accennati da Lecaldano. [...]"

Personalmente non comprendo come si possano avanzare alcune ardite speculazioni senza uno straccio di argomentazione sia essa empirica,scientifica,logica o semplicemente convenzionale o relativista. Come può infatti Lecaldano affermare che l'etica «è una realtà da spiegare, e non già da fondare»  «la capacità degli esseri umani di farsi guidare da distinzioni tra bene e male, giusto e ingiusto, virtuoso e vizioso è radicata nella loro natura biologica» ? Razionalisti sì, riduzionisti (biologici) no. Il nonnetto filosofo è ancora in vita: provvederò ad interrogarlo di persona appena possibile.

mercoledì 6 giugno 2012

Lei? Tu..

A proposito del Lei. Perché il conformismo dei grandi arriva a forgiare la lingua per separare le persone? Vi siete mai chiesti perché alcune persone non usano mai il Lei oppure lo trovano inutile,freddo e incosciente? Io non sapevo quale fosse la reale definizione del suo uso fra i grandi bene educati. Curiosa educazione. Poi un certo Augias - sì proprio lui - in un suo intervento se ne è uscito dicendo che il Lei servirebbe per separare le distanze aumentando la tensione emotiva tra i due dialoganti. Una stronzata universale. Invece di favorire il dialogo aprendosi si inventono porcherie lessicali per chiuderlo o peggio per chiudersi a riccio. Decisamente non approvo, sono troppo bambino matematico e davvero non riesco a calarmi in questi panni metodologici. Se proprio devo - e non posso fare altrimenti - utilizzo il voi in chiave romantica. Siete avvisati ^^

Io, simo e tommy

Ho rivisto simo. E anche tommy. Tommy fa l'accademia delle belle arti e disegna con un suo particolarissimo stile che ricorda il dark melanconico di nightmare before christmas. Ci siamo un po' spaccati con birra e vino ed avevamo in progetto un'escursione notturna nei boschi poi rinviata. Rivedere simo mi ha fatto un sacco male dentro - internal pain come avrebbe dichiarato lui stesso ché è stato mollato da nicole - ma sono riuscito a sopravvivere anche se poi non sono mancate le lacrime nel buio della mia stanza. Vorrei che tutto tornasse come tre anni fa. Fa così male dentro ché se ne è andato un pezzo di mondo durato sette anni. Io non mi arrenderò mai al mondo dentro la boccia dei pesci - per dirla con le parole di paloma. Sono oggettivamente un soggetto particolare, culturalmente borderline e particolarmente empatico - quindi condannato a metabolizzare una certa sofferenza esogena. Pazienza. Almeno c'è una ragazza che mi vuole bene davvero. Incancellabile Lu ^^. Simo tv1kdb. Qui sotto foto di simo e tommy e alcune delle sue tavole.




venerdì 1 giugno 2012

delirio di onnipotenza

Molti dei miei amici hanno gusti un po' particolari. Uno di questi ha il fermo proposito di conquistare il mondo per poterlo - a modo suo - ordinare garantendo così la felicità dell'intero genere umano (ma potrebbe limitare il progetto anche alla sola povera Italia). Le nostre discussioni sono ad un punto morto. Egli si sente il nuovo duce italiano, la nuova luce. Le obiezioni non servono più. Ecco qui un estratto di uno dei suoi "frammenti" oggetto di filosofiche notturne accese reciproche questionature. Ai miei lettori il giudizio finale.

"La natura non può essere corretta dall'esperienza. L'esperienza può essere corretta dalla natura. Grazie alla memoria,ossia alla persistenza del male,noi possiamo agire su di esso,grazi alla persistenza del bene,ossia alla condizione di maggior vigore pervenutaci da altre esperienze di segno positivo:giacché solo queste forze collettive possono supplire a quella che originariamente era una debolezza che,scontrandosi con l'ambiente esterno,è stata insufficiente a plasmarlo secondo la nostra esigenza e dunque ha prodotto una esperienza negativa. Noi non possiamo ricordare quello che ci è riuscito perfettamente , poiché esso non è più presente in noi come elemento da eliminare, ma solo come fisicità da utilizzare:possiamo però ripetere quell'azione perché il nostro corpo mantiene lo stesso livello di virtù e dunque è saggio, se non si è indebolito nel frattmpo ed è dunque divenuto stolto. Esso ha dimenticato la lezione,ossia ha perso vigore nei confronti di asperità esterne che invece si sono ricomposte nella loro forma ed energia dopo che noi le avevamo precedentemente sconfitte. In questo caso noi non ci ricordiamo di quando eravamo forti:perché non lo siamo più, e non si può sentire quello che non si è,ovvero quello che non si fa. Ricordare una esperienza negativa è altrettanto impossibile che ricordarne una negativa [sic]. Semplicemente, noi le ripetiamo fin dove l'elemento esterno è ancora il medesimo. Se vi sono diffrenze nell'oggetto o nel soggetto, non è la stessa esperienza e noi non la "confrontiamo" con la vecchia, perché un confronto è una terza esperienza, un'immagine che ne contiene due,osservata da un altro punto di vista che non potrà mai comprendere tute le peculiarità delle singole immagini ma solo alcuni tratti fondamentali che ne consentano la relazione,e sicuramente non possiamo vivere come due soggetti e quindi assumere contemporaneamente due punti di vista confrontando due immagini l'ultima delle quali stiamo ancora sedimentando,così come è impossibile svolgere operazioni di sistema su un programma ancora in funzione. [...] Tutto quello che subisci per ragioni contingenti,tu non lo meriti. Meriti invece tutto quello che subisci per ragioni intrinseche:nella purezza [sic] infatti ognuno può aver soltanto ciò che merita,in quanto nessuna compagine di soggetti deboli si schiera per sottometterne uno forte, il che rappresenta l'ingiustizia dominante le società promiscue,e chiunque venga sottomesso raggiunge quindi il suo luogo naturale,nel quale egli stesso non trova nulla di ingiusto [sic] [...]"

Una sottomissione come stato di natura? Si avverte il verme inquieto totalitario.
Sognare in ogni caso è una libertà - seppure totalitaria - che possiamo ben augurare al mio amico. Basta che i sogni non divengano guerre e sottomissione giusnaturalista. E sia.


eleganza del riccio

Post sofferto. Poche ore per ascoltare il romanzo di Muriel Barbery (il cui blog abbandonato si trova ancora all'indirizzo muriel.barbery.net) l'eleganza del riccio, raccontato dalle voci di Anna Bonaiuto e Alba Rohrwacher. E' stata una delusione salvata solamente dalla voce sensuale della Rohrwacher a supporto del mio istinto infantile di ascolta favole. Il primo e gli ultimi due capitoli sono quanto basta per intingersi nel sugo di tutta la storia (e ancora una volta constato come il mio test empirico sia andato a buon fine). La protagonista Paloma aspirante suicida (e quindi degna della mia attenzione) si proclama a più riprese eccezionalmente dotata ma finisce con il riflettere stereotipi culturali assorbiti dall'autrice (la super dotazione d'intelligenza mi ha ricordato una persona che per conquistarsi il favore proclama d'aver l'intelligenza certificata. Diritto nella boccia dei pesci direbbe forse Paloma?) che essendo laureata in filosofia ha ben pensato di infarcire il romanzo di tesi fra loro contraddittorie - già l'idea di una portinaia "che legge l'ideologia tedesca" esiliatasi volontariamente salvo poi pentirsi in punto di morte è un paralogismo emotico di sicuro effetto per chi anche latamente si riconosce nella categoria. Paloma non ha mai preso in considerazione l'idea di mantenersi distaccata dalla vita dei grandi poiché anche lei desidera "crescere" sebbene il destino inevitabile sembri essere la boccia dei pesci evitabile solo attraverso il suicidio. Si tace saggiamente sul futuro incerto di Paloma; le ultime parole sono un insulto alla sua propria dotazione intellettiva: "[...] Stasera, ripensandoci, con il cuore e lo stomaco in subbuglio, mi dico che forse in fondo la vita è così: molta disperazione, ma anche qualche istante di bellezza dove il tempo non è più lo stesso. E' come se le note musicali creassero una specie di parentesi temporale,una sospensione,un altrove in questo luogo,un sempre nel mai. Sì, è proprio così, un sempre nel mai. Non preoccuparti , Renée, non mi suiciderò e non darò fuoco proprio a un bel niente. Perché d'ora in poi, per te, andrò alla ricerca dei sempre nel mai. La bellezza qui, in questo mondo"

Molto politically correct. Indubbiamente si può essere felici in questo mondo allo stesso modo in cui si può essere infelici. Ma io non farò alcun compromesso.Nella boccia dei pesci non ci finisco senz'altro.


domenica 27 maggio 2012

si può litigare tra amici?

Evidentemente sì. Per una questione importante si possono avere visioni divergenti. Però non si dovrebbe giudicare sapendo di ferire. Io sono stato ferito. A volte accade. Si può (quasi) sempre rimediare. Anche alla morte si può rimediare. Parola di chi è già morto una volta.

sabato 26 maggio 2012

cose preziosissime

Ci sono davvero cose preziosissime per il cuore. La coccinella rossa di Lu per me è una di queste.


lunedì 14 maggio 2012

test

Test fatto da silvia e da lu..ora tocca a me ^^

test


Nome: Fabio, madmath.
Data di nascita: 28/10/1971
Scuola: Liceo scientifico (1 anno) poi istituto tecnico industriale (1 anno poi privatista *_*)
Capelli: castani,mossi,ricci

Occhi: marroni

Altezza: 1.79
Segno zodiacale:Scorpione *_*
Lavoratore/studente/disoccupato: tutte e tre le cose ^^
Segni particolari:
Sposato/a? in un certo senso difficile da spiegare..
Fidanzato/a? si
Vivi con i tuoi genitori? i miei genitori sono morti :(
Separati/divorziati? ...
Vai d’accordo con loro? Con mia madre andavo d'accordo; con mio padre pessimo rapporto.. :(
Hai fratelli/sorelle? sì
Vai d’accordo con loro? in media sì
Che animali possiedi? Due gatti ^^
Come si chiamano?  Minnie e Chicca
Stagione preferita? non ho particolari preferenze..
Marca di vestiti preferita?nessuna
Colore preferito? rosso
Numero preferito? discorso impegnativo..
Giorno della settimana preferito? nessuno
Momento preferito della giornata? se c'è lu ogni momento è preferito altrimenti non lo so xD
3 persone che stimi:  Silvia…Lu..mio fratello.. (ve ne sono altre)
3 cose che guardi in un uomo/donna: non lo so, mi faccio guidare dall'empatia *_*
Cibo preferito? mmmm..dolci,patatine fritte,carne,lupini,pistacchi..lista troppo lunga xD
Pizza preferita? generalmente non è preferita..tranne quando la faccio io ^^
Gelato preferito? panna,stracciatella,crema della nonna *_*
Drink preferito? Gin lemon
Animale preferito? Cane
Gruppo/Cantante preferito? non ne ho
Canzone preferita? let it be (dall'estate 1987)
attore preferito? non saprei
Fumetto preferito? non leggo fumetti, cartoni animati sì
Programma TV? non saprei
Telefilm? Dr house,law and order,dr who,star trek
Squadra di calcio? odio il calcio professionistico. mi piace giocare a calcetto con amici *_*
Gioco da tavolo? scrabble (scarabeo) ^^
Pittore?Bruegel,Bosch,Dalì,De chirico,Escher..
Il peggiore.. 
Giorno della settimana? tutti e nessuno -_-
Momento della giornata? idem
3 persone che disprezzi: persone che credevo amiche e si sono rivelate meschine -_-
Film che hai visto? un bruttissimo film coreano ultra violento..ho interrotto la visione -_-
Libro che hai letto? il problema della sofferenza
Cibo? sono un cuoco..domanda troppo impegnativa..
Drink ? quelli con il bacardi .. lo odio -_-
Attore? tipo moccia o affini
Gruppo/cantante? tipo lady gaga o affini
Scrittore? Federico Moccia..ma nn solo.. condivido ^^
Programma TV? Grande fratello e simili ..condivido ^^
Telefilm? i cloni di law and order a volte sono orrendi -_-
Animale? Zanzare -_-
Abitudini.. 
Chatti? sì *_*
Canti sotto la doccia? a volte *_*
Ti scrivi appunti sulle mani? sìsì *_*
Richiami la gente che ti cerca? di solito sì
Dormi da un certo lato del letto? no,mi giro sempre XD ..condivido ^^
La prima cosa che pensi quando ti svegli? A Lu..Lu..Lu.. in negativo alla tristezza e al nulla che sembra sempre di più avvolgere questo mondo (come nella storia infinita di Ende)
Quanti CD originali compri all’anno? zero
Guardi spesso l’orologio? dipende
Soffri d’ansia? No
Scarichi musica/film da internet? Si…
Come ti vesti di solito? tuta,jeans,maglietta
A che ora vai a dormire? Non ho un orario definito
A che ora ti alzi la mattina? idem. Se lavoro dalle 5.30 alle 6.00
Collezioni qualcosa? La preziosissima coccinella rossa di lu *_*
Hai un portafortuna? Avevo l'auryn fatto a mano da una mia amica..s'è rotto :(
Vino o birra? Vino. La birra proprio non riesco a berla -_-
Carne o pesce? entrambe
Mare o montagna? montagna *_* e città (anche di notte; ferrovia..)
Cinema o DVD? entrambi
Caffè normale o con panna? ristretto (le rare volte che è davvero fatto con arte.. *_*)
Acqua frizzante o naturale? frizzante fredda *_*
Vasca o doccia? docciaaaaa ^^
Lasciare o essere lasciati? Essere lasciati :(
Nutella o patatine fritte? tutte e due *___________*
Dare o ricevere? Dare
Natale o capodanno? entrambi
Essere bambini o adulti? Sono un matematico bambino.
Ottimista o pessimista? Ottimista ma in fase di rigenerazione (l'ultima)
Cioccolato al latte o fondente? Al latte
Dolce o salato?entrambi
Vizio o virtù? virtù
Stereo o lettore mp3? mp3
Coca cola o Pepsi? coca cola
Sole o pioggia? entrambe..anche in mezzo al bosco.. magari con lu *_*
Giorno o notte? un giorno è fatto di 24 ore ^^
Succo o the? the
Casa singola o appartamento? Casa singola
Destra o sinistra? sx
Partire o tornare? Dipende
Pub o discoteca? pub *_*
Alba o tramonto? tutte e due perché come ho già scritto un giorno è fatto di 24 ore ^^
Sciarpa o foulard? mai indossati
Coperta o piumone? Piumone *___*
Matrimonio o convivenza? convivenza e matrimonio (secondo la mia definizione.. *_*)
Albero o presepe?albero
Credi.. 
Nell’amicizia tra uomo e donna? sì
Nelle amicizie in rete? sì
Nell’amore in rete? sì
Nel sesso in rete? quello reale è meglio ^^
Nell’amore eterno? sì perché sono ingenuo ^^
Nell’amore tra persone di età molto differente? Si..
In Dio?  Sì
Nella reincarnazione? Sì..lascio aperte tutte le possibilità ^^
Nell’amicizia con un ex?sì
Nel governo? no
Nell’astrologia? non  saprei..discorso impegnativo..
Negli alieni? sì
Hai mai/Ti sei mai.. 
Rasato a zero? no
Ammanettato? no
Rotto un osso? sì
Avuto cicatrici? sì
Preso a pugni in faccia qualcuno? no
Preso antidolorifici? si
Fatto sub? no
Andato a caccia? no
Punto da un ape? no
Vomitato al ristorante? al ristorante no..
Fotocopiato le natiche? ma che caxxo di domanda è?
Stato in campeggio di notte? sì
Vinto una scommessa? si
Scritto una lettera a Babbo Natale? no
Stato in prigione? no ^^
Mandato dal preside? sì..come prof alternativo..
Amato qualcuno che non lo meritava? sì :(:(:(:(:(:(
Sfasciato qualcosa che non era tuo? si
Fatto il bagno nudo al mare? si
Preso il sole nudo/in topless? no
Depilato? no
Inseguito da cani inferociti? no
Avuto incidenti? sì
Invitato uno sconosciuto a casa tua? sì
Ubriacato fino a perdere i sensi? no
Chiamato puttana/puttaniere? no
Venuto da ridere in un momento inopportuno? si
Rubato/danneggiato cartelli stradali? sì ^^
Coinvolto in una rissa? no
Emesso assegni a vuoto? no
Stato frainteso? sì
Fatto uno streap tease? no
Fatto bungee jumping?no
Pensato seriamente al suicidio? si... discorso impegnativo
Tradito il partner? no
Stato tradito dal partner? sì
E da un amico? sì :(:(:(
Ballato senza pensare di sembrare ridicolo? no
Fatto il militare? no
Gridato per il solo gusto di farlo? no
Dato informazioni erronee solo per il gusto di farlo? no
Preso droghe? discorso da sessantotto.. ^^
Avuto dipendenza da droghe? no
Rubato? no
Fatto sesso estremo? no
Fatto bendare a letto? no
Stato in un sexy shop? no
Fatto un appuntamento al buio? sì
Avuto esperienze omosessuali? no
“Fatto sesso” in chat? sì
Partecipato a un corteo/manifestazione? no
Abortito? ...
Fatto scambismo? no
Fatto joga? Per gioco sì
Fatto esercizi tantrici? no
Messo in atto una fantasia erotica pensata a lungo? sì ^^
Stato bocciato a scuola? sì
Stato a letto un giorno intero? si
Scritto al governatore del tuo Stato? no
Litigato con un insegnante? sì -__-
Pianto per un film? si
Pianto per una canzone? Sì
Pianto per un libro? sì
Desiderato il partner di qualcuno? si
Desiderato la morte di qualcuno? no
Fatto un viaggio on the road? sì
Fatto alpinismo? arrampicata
Fatto diete? sì
Pisciato all’aperto? si
Ruttato davanti ad altre persone? sì
Stato in una zona di guerra? non ancora
Cantato in un karaoke bar? sì
Cacciato fuori da un bar? no
Girato nudo per casa?sì
Cosa pensi se ti dico.. 
Letto: dove si sogna *_*
Amore:una cosa bella *_*
Salto: arrampicarsi *_*
Cibo: sono un cuoco..come lo erano i miei genitori..
Cellulare: utile ma non troppo
Sesso: mmmm...
Felicità: giocare, la mia serenità interiore
Tristezza: il divenire del nulla :(
Politica: l'italia che fa schifo.. :(
Italia: il posto dove vivo
Ideale: qualcosa che ti permette di vivere
Sole: caldo ..troppo caldo mi fa male
Luna: nei boschi di notte.. insieme a lu di notte ^^
Cane: un animale che vorrei avere
Gatto: i miei due gatti ^^
Chiesa: fanatismi di vario genere ma anche persone buone
Noia: mai sofferto di noia
Da 0 a 10 quanto pensi di essere.. 
Invidioso 5
Geloso 6
Socievole 10
Passionale 9
Goloso 6
Avaro 0
Soddisfatto 6
Lussurioso 6
Egoista 4
Altruista 10
Ordinato 2
Tollerante 7
Riflessivo 10
Istintivo 6
Romantico 9
Iracondo 4
Fortunato 6
Deluso 10
Simpatico 8
Quanto contano da 0 a 10.. 
L’amore 10
La famiglia 9
I soldi 8
L’amicizia 10
Il sesso 7
La religione (come metafisica, 8)
La salute 10
La musica 7
Lo sport 2 (come attività finalizzata alla salute 9)
La patria 3
Il giudizio delle persone 7
L’istruzione 9
Il lavoro 6
Hai soprannomi? sì
Hai un auto? sì
Hai una moto? no
Fumi? no
Sei vegetariano? no
Hai tatuaggi/piercing? no
Dove?
Hai un blog? Si
Vorresti cambiare qualcosa nella tua vita? sì
La persona a cui tieni di più: lu e mio fratello
Quante lingue parli? Italiano,inglese b2
Una lingua che vorresti conoscere? Bene spagnolo
Il regalo più bello che hai ricevuto? la coccinella di lu
La cosa più pericolosa che hai fatto? io e simo abbiamo fatto un sacco di cose assurde insieme ^^
Che sfondo hai sul PC? avevo la foto di lu
Una cosa che apprezzi di più una persona: la lealtà e la serenità interiore
Una cosa che invece odi: il tradimento..il distacco :(:(:(:(
Qual è la situazione che ti imbarazza di più? stare al centro dell’attenzione :(
Perdoneresti un tradimento? sì
Venderesti l’anima al diavolo? no
Se sì in cambio di cosa?
Un momento felice? In macchina con lu.. una bevuta con simo
Un rimpianto? :(:(:(:(
Un sogno nel cassetto? sì
Parolaccia che dici più spesso? cazzo e alcune bestemmie se sono davvero furibondo..
3 qualità che pensi di avere: m'è rimasta intatta la serenità interiore, sono ancora bambino, sono ingenuo e sognatore
3 difetti:sono testardo e se mi fanno arrabbiare..
Sei innamorato?siiii ... come dentro una favola *___________*
Corrisposto? si *__*
Quante volte ti sei innamorato? tante :(
Che cellulare hai?Nokia xm 5800
Di che colore è?  nero/blu
Sfondo? devo rimettere foto di lu *_*
Fai squilli privati? sì
Ricevi squilli privati? a volte
Da chi vorresti ricevere uno squillo ora? da lu
Una cosa che ti viene in mente ora? lu.. ma anche simo :(
Sei religioso? sì
Quante volte vai in chiesa? mai
Vuoi avere figli? sì, in teoria
Se sì quanti?.. boh
Come li chiamerai? .. non so
Cosa fai di solito quando ti senti giù? Ne parlo con lu e con amici; piango con amici che mi ascoltano (silvia *__*)
Con chi faresti una maratona di sesso non stop di 24 ore? che domande? lo sai!! lu..
Cosa pensi ci sia dopo la morte? Tante avventure
Preferisci la compagnia maschile o femminile? entrambe
Hai paura di qualcosa? sì, del nulla che dilaga.
A quante persone hai detto “ti amo”? fa male pensarci :(:(:(:(
A quanti anni pensi di sposarti? dovrei spiegarti il mio concetto di matrimonio..lu lo sa..
Ti piace il tuo nome? C'è di meglio..
Ne avresti voluto un altro? Forse..matteo
Cosa ti piace di te? non mi piaccio granché :(
Cosa non ti piace invece? che noia non siamo ad un reality eh?
Come fuggi dalla realtà? ascoltando musica,sognando ad occhi aperti
Materia in cui vai meglio? matematica,italiano..ma sono curioso di tutte le discipline *_*
Un lavoro che non faresti mai? non mi piace lavorare in generale. faccio le cose perché è bello farle
Una cosa di cui vai orgoglioso? non sono tanto stupido e bastardo come tante persone che ho conosciuto.. ho messo in atto il comandamento ama il tuo prossimo come te stesso..
Un errore che hai commesso? amare troppo fa male..soprattutto la persona sbagliata..
Hai fiducia in te stesso? sì ma forse non abbastanza
Hai fiducia negli altri? sì
Come vorresti morire? darei la vita per qualcuno.. :(
Come ti vedi da qui a 10 anni? sono già morto una volta..è tutto un casino sai? -_-
Una cosa che vorresti dire per concludere? Ti AmO LU *_* e ti voglio bene..

C'è una legge? Sì, ma chi la applica? Nota sulla 194


appunti di bioetica

Estratti significativi da una tesi di dottorato in bioetica (SERGIO FUCCI
Situazioni critiche nella relazione medico-paziente :il rifiuto delle cure e le direttive anticipate)



"[...] La questione che ci interessa esaminare, peraltro, è se, fermo restando l’implicito riconoscimento del diritto alla vita nella carta fondamentale, esiste un contrapposto diritto a morire, eventualmente anche attraverso il rifiuto delle cure salvavita, ovvero se il diritto alla vita è disponibile ovvero rinunciabile.
La posizione della dottrina giuridica sul punto è diversa a seconda delle situazioni che vengono prese in esame.
La rinuncia alla vita può avvenire in seguito al suicidio dell’interessato - che è atto di per sé non punibile, anche nella forma del tentato suicidio, mentre è punita l’agevolazione ovvero l’istigazione al suicidio in base al disposto dell’art. 580 c.p – ovvero con altre modalità operative. Una dottrina piuttosto radicale ritiene che “tra i diritti inviolabili” esiste “anche un diritto alla morte, alla propria morte”, costituzionalmente fondato ovvero che sussiste un “diritto al suicidio” che rientra nell’intangibile libertà della persona"






Ancora una volta viene sottolineata la non punibilità del suicidio e del tentato suicidio con buona pace degli attivisti cattolici. E menomale; ma si ricordi che in altri stati il tentato suicidio è considerato reato (in california, ad esempio).


"[...] Con successiva sentenza n. 26446/02, Volterrani) la S.C. ritorna sul tema della rilevanza del consenso informato, affermando che la volontà del paziente “svolge un ruolo decisivo soltanto quando sia eventualmente espressa in forma negativa”(grassetto nostro). Questa decisione, che contiene affermazioni non sempre lineari e condivisibili, esprime una forte critica all’eccessivo valore attribuito al consenso informato come causa di giustificazione dell’intervento medico. Osserva al riguardo la Corte che il consenso espresso preventivamente dall’interessato potrà assumere maggiore importanza ai fini penalistici solo qualora interverranno modifiche legislative in attuazione della Convenzione di Oviedo 4/4/97 sui diritti dell’uomo e la biomedicina, “ratificata in Italia con la recente legge n. 145 del 28/3/2001”, che conferisce al consenso dell’infermo “una valenza più pregnante nell’ottica di una rivalutazione dell’individuo rispetto alla società e di un ragionevole affrancamento del medesimo dagli obblighi che questa impone”. Nell’attuale quadro normativo, secondo la S.C., “il medico è legittimato a sottoporre il paziente,affidato alle sue cure, al trattamento terapeutico che giudica necessario alla salvaguardia della salute dello stesso, anche in assenza di un esplicito consenso” in quanto, in difetto di un esplicito dissenso, è ipotizzabile “l’esistenza di uno stato di necessità generale, e per così dire,“istituzionalizzato”, intrinseco cioè ontologicamente, all’attività terapeutica”
Il valore attribuito dall’ordinamento giuridico al dissenso libero e informato, espressione cioè di “una scelta consapevole ed esente da condizionamenti, interni o esterni, di qualsivoglia natura che possano inficiare il naturale processo di formazione della volontà”, comporta, secondo la S.C., che il medico “in presenza di una determinazione autentica e genuina non può che fermarsi, ancorché l’omissione dell’intervento terapeutico possa cagionare il pericolo di un aggravamento dello stato di salute dell’infermo e, persino la sua morte”. Con questa sentenza, finalmente, si sancisce il diritto del paziente di rifiutare consapevolmente qualsiasi trattamento, anche quello “salvavita” e il dovere del medico di astenersi dall’intervenire in presenza del preventivo dissenso espresso dall’interessato. È un passaggio molto importante nella giurisprudenza della S.C. perché nelle sentenze precedenti, come sopra osservato, l’autonomia del paziente rispetto alle cure trovava un limite, implicito o esplicito, nell’indisponibilità della vita umana. Questa “forte” affermazione del diritto al dissenso, viene temperata dalla S.C. con l’osservazione che “si tratta evidentemente di ipotesi estreme che nella pratica raramente è dato di registrare, se non altro perché chi versa in pericolo di vita o di danno grave alla persona, a causa dell’inevitabile turbamento della coscienza generato dalla malattia, difficilmente è in grado di manifestare il suo intendimento”. Affermazione, quest’ultima, non condivisibile nella sua assolutezza, sia perché la “malattia” non implica di per sè un’incapacità decisionale, ma anche perché non sempre il pericolo di vita sorge all’improvviso e, pertanto, la volontà del paziente può essere correttamente manifestata in una fase di cura precedente a quella finale, stante il prevedibile esito di alcuni morbi. D’altra parte la capacità di decidere, per le persone maggiorenni, è presunta dalla legge e, quindi, non può essere messa in discussione se non in presenza di concreti e validi motivi di natura obiettiva.Altrimenti c’è il rischio di considerare incapace di decidere il paziente che non concorda con la terapia salvavita proposta dal medico."






Resta dunque saldo il principio del dissenso purché "forte ed espresso in forma negativa"; mi sorprende che possa intendersi una fattispecie di dissenso espresso in una qualche forma positiva (ma cfr. art 5 cod. civ. sugli atti di disposizione del proprio corpo, sovente chiamato in causa dagli attivisti cattolici o affini)
Concludo con una puntualizzazione dell'applicabilità del TSO (trattamento sanitario obbligatorio) che sovente turba gli animi anarchico libertari:

"[...] In sostanza, esclusa l’ipotesi del trattamento sanitario obbligatorio per legge, l’interessato rimane esclusivo titolare del diritto di curarsi o meno secondo le indicazioni dei sanitari che lo assistono. I proponenti, nella loro relazione, ricordano anche che il rifiuto delle cure è rafforzato dal fatto che l’obbligatorietà di un trattamento può essere stabilita dalla legge solo quando è in gioco anche la salute di terzi soggetti ovvero quando “il disturbo mentale evidenzi il rischio di manifestazioni violente” e trova un ulteriore limite nel necessario rispetto della dignità della persona."

A proposito di omofobia

Per manifestare contro l'omofobia parteciperò per la prima volta alla manifestazione conclusiva del gay pride che si terrà il prossimo 9 giugno a bologna. Nel frattempo si rifletta sui contenuti di questo video. Dal mio punto di vista propriamente infantile non esistono differenze di genere ma scelte condivise e rispettose della dignità umana (concetto quest'ultimo non necessariamente di derivazione religiosa e in ogni caso particolarmente problematico).


Tanto per ricordarci che Andreotti è stato condannato (reato prescritto)


giovedì 10 maggio 2012

liceo-madmath 0-1

Benché la scuola non sia il luogo ideale per il sottoscritto (sono e resto ricercatore in matematica - anche senza borsa - teoria dei numeri, geometria aritmetica, fondamenti e altre cosucce), come matematico posso fare qualcosa per alcuni volenterosi studenti. Vista la pessima qualità dell'offerta formativa cerco di indirizzare quanto prima gli studenti che incontro (anche alle medie inferiori) verso lezioni universitarie che possano solleticare i loro interessi quanto prima. Ed ecco sono riuscito a convincere una mia studentessa - che ho avuto in prima media ed ora frequenta la quarta liceo scientifico - ad assecondare la sua passione per la filosofia. La settimana del prossimo 28 andremo insieme al dipartimento di filosofia per seguire una lezione, posto che ancora ve ne siano. E poi vediamo cosa succede. Uno a zero per me contro il mefistofelico sistema scolastico italiano. E sia.

L'essenza della psicoterapia psicodinamica

In un importante articolo sull’efficacia della psicoterapia psicodinamica [1] Jonathan Shedler mette in risalto sette caratteristiche distintive della psicoterapia psicodinamica. In quel lavoro Shedler costruisce le sue argomentazioni mostrando quanto la cornice psicoanalitica sia determinante nel definire le condizioni di possibilità dell’efficacia delle psicoterapie, comprese quelle di stampo cognitivista. Se seguiamo la traccia del testo di Shedler, possiamo notare che il lavoro psicoterapeutico è finalizzato innanzitutto a trasformare in parole l’esperienza del soggetto, consentendo in tal modo al paziente di simbolizzare e quindi di cambiare la fisionomia del proprio percorso esistentivo.
1. L’essenza della terapia psicodinamica consiste innanzitutto nell’esplorare quegli aspetti del Sé che non sono pienamente conosciuti o decifrati. In particolare, la psicoterapia psicodinamica incoraggia l’esplorazione e la discussione sulla dimensione emotiva del paziente: l’insight intellettuale non è infatti analogo all’insight emozionale. Il terapeuta psicodinamico aiuta allora il paziente a descrivere ed esprimere in parole gli stati d’animo, i sentimenti e i vissuti, includendo anche gli aspetti contraddittori, le dimensioni problematiche e tutte le altre esperienze che il paziente non è capace di riconoscere o interpretare.
2. La persone fanno molte cose, in modo consapevole o inconsapevole, per evitare aspetti problematici della propria esperienza soggettiva. Queste strategie di evitamento (in termini teorici, difese e resistenze) possono realizzarsi anche nei confronti della cura manifestandosi in forma velata, per esempio sedute saltate, ritardi all’appuntamento e altri inciampi in apparenza accidentali. Nel corso di una cura è importante considerare tali fenomeni non solo nel loro aspetto accidentale e che può essere ricondotto a fattori esterni al soggetto, ma bisogna prestare attenzione al significato psicologico di questi eventi, cercando quindi di far emergere gli affetti e le emozioni escluse che possono far comprendere il proprio ruolo nella manifestazione di tali incidenti. Lo psicoterapeuta psicodinamico si dedica attivamente ed esplora i fenomeni di evitamento che compaiono sia durante la cura sia nella vita quotidiana.
3. Lo psicoterapeuta psicodinamico lavora inoltre per identificare ed esplorare i temi ricorrenti e i patterns delle modalità di pensiero, delle dimensioni affettive, dell’idea di sé, dell’apertura alle relazioni e delle esperienze di vita del paziente.
4. Insieme all’identificazione dei temi ricorrenti e dei patterns, va inserita la narrazione delle esperienze passate, con particolare riferimento alle esperienze infantili e alle vicissitudini legate alle figure di attaccamento che si presume mantengano un’influenza sulle esperienze del presente. Il discorso non viene centrato sul passato in quanto tale, ma piuttosto sulle vie attraverso le quali il passato tende a vivere nel presente e quindi sul modo in cui il passato può illuminare le difficoltà psicologiche attuali. L’obiettivo della cura è dunque quello di aiutare il paziente a liberare se stesso dal marchio delle esperienze passate in modo da poter vivere con più pienezza il presente.
5. La psicoterapia psicoanalitica dà molta importanza al mondo relazionale del paziente (in termini teorici, relazioni oggettuali e attaccamento). Sia gli aspetti adattativi sia quelli non-adattativi della personalità sono forgiati dalle relazioni d’attaccamento, e le difficoltà psicologiche spesso compaiono quando dei patterns problematici interferiscono con la capacità della persona di sintonizzarsi con i bisogni emotivi.
6. La relazione tra terapeuta e paziente diventa essa stessa un’importante relazione interpersonale, una relazione che può diventare profondamente significativa ed emotivamente trasformativa. Nella relazione terapeutica si ripropongono i temi ripetitivi, le modalità interattive e le questioni soggettive del paziente (in termini psicoanalitici lacaniani, fantasma inconscio). La ricorrenza dei temi interpersonali nella relazione terapeutica fornisce un’occasione unica per simbolizzarli e rielaborarli in vivo. L’obiettivo è quello di raggiungere una maggiore flessibilità nelle relazioni intersoggettive e una capacità maggiore di sintonizzarsi con i bisogni relazionali e le questioni aperte dal desiderio.
7. A differenza di altre terapie nelle quali il terapeuta struttura attivamente la seduta o segue uno schema predeterminato, la psicoterapia psicoanalitica incoraggia il paziente a parlare liberamente di quello che gli viene in mente. Quando i pazienti si affidano alla “regola della associazioni libere” (e molti pazienti richiedono un aiuto considerevole affinché possano giungere a parlare “liberamente”), i loro pensieri si aprono e si dirigono verso molte aree della vita mentale, includendo desideri, paure, fantasie, sogni ecc. di cui, in molti casi, non hanno mai avuto occasione di poterne parlare con qualcun Altro). Tutto questo materiale è una ricca risorsa e fonte di informazioni a proposito del modo in cui le persone vedono sé stesse e gli altri, interpretano e danno senso all’esperienza, evitano aspetti dell’esperienza o interferiscono con la capacità potenziale di trovare una maggiore soddisfazione e significatività nella vita.
L’obiettivo implicito a tutti gli altri obiettivi della psicoterapia psicoanalitica è quello di andare oltre la remissione dei sintomi. Un trattamento efficace non consente soltanto di risolvere i sintomi, ma anche di far emergere la presenza positiva di capacità e risorse psicologiche. Tale possibilità, che dipende dalla persona e dalle circostanze, include la capacità di vivere relazioni più soddisfacenti, di fare un uso effettivo del proprio talento, di mantenere un senso realistico della propria autostima, di tollerare un ampia gamma di affetti, di raggiungere una maggiore soddisfazione nell’intimità relazionale e nella sessualità, di comprendere se stessi e gli altri nelle sfumature e in modo più sofisticato, e di fronteggiare i cambiamenti della vita con maggiore libertà e flessibilità.


[1] Shedler J., “The Efficacy of Psychodynamic Psychotherapy”, American Psychologist, 2010, vol. 65, n. 2, pp. 98-109.

lunedì 7 maggio 2012

ti voglio bene

Sai, sei diventata molto molto importante per me..da quando? Da quando mi hai detto per la prima volta che mi vuoi bene. E' importante questo per me.
Bellissime queste parole anche dedicate a te Lu ^^

lunedì 30 aprile 2012

pazienza

Tanti anni fa per giocare ad un videogioco si doveva attendere un certo intervallo di tempo, tipicamente due minuti, durante il quale una quarantina di kbytes venivano trasferiti nella memoria del piccolo calcolatore dal supporto magnetico costituito da una comune audiocassetta. Esistono per linux diversi emulatori per quel piccolo gioiellino che è stato il microcalcolatore zx spectrum sinclair (in competizione con il commodore 64) ad esempio spectemu oppure fuse.
Cosa questo ha a che fare con la pazienza? Ispezionando forum per risolvere un problemino audio con spectemu (can't access /dev/dsp:no such file or directory) ho trovato questo quadrettino divertente:

"
Biggus
November 17th, 2006, 07:34 PM
Dude, I think the command you are looking for is xspect.

I'm trying to 'load up' an ancient old game called 'Chaos', and I've used

xspect -tzx Chaos.tzx

tzx is an option whereby you specify the type of tape image (or disk if you were posh enough to have a +3)

xspect -help gives you more options.

:D

Oh, and incidentaly, don't use .tzx files, they take an eternity to load, I'm currently getting the bleeeee-sccrshhhhhhhhh bleeee-schreeeeeeeeeee thing happening for a good couple of minutes."
 
Interessante quel "Oh..they take an eternity to load.." come dire che "a good couple of minutes" sono un'eternità. Spero sia solo un ragazzino idiota ché altrimenti il problema è davvero serio. Tutto e subito altrimenti dannazione eterna.. poveri noi..

domenica 29 aprile 2012

transfert in ambito psicoanalitico - 1

Estratto significativo sul concetto di transfert nell'ambito psicoanalitico (www.centrostudiariosto.it/documenti/93.pdf)

"[...] Può essere utile concludere questo capitolo riassumendo e commentando i vari significati con cui viene usato il termine “transfert”:
1. per includere quella che abbiamo descritto come alleanza terapeutica;
2. per indicare l’emergere di sentimenti e comportamenti infantili sotto una nuova forma,essenzialmente una ripetizione mascherata del passato, ora rivolti verso l’analista, seguendo la descrizione di Freud;
3. per includere “il transfert di difesa” e le “esternalizzazioni” delle istanze psichiche descritti da Anna Freud;
4. per comprendere tutti i pensieri, gli atteggiamenti, le fantasie e le emozioni “inappropriati” che sono reviviscenze del passato e che il paziente può dispiegare (che ne sia conscio o meno) nei confronti dell’analista; ciò comprenderebbe cose come le iniziali ansie “irrazionali” del paziente circa il
dover andare in terapia e particolari atteggiamenti verso le persone che sono caratteristiche della sua personalità, e che si mostrano anche nei confronti dell’analista;
5. per riferirsi all’esternalizzazione di relazioni oggettuali interne attuali, che influenzano di conseguenza la percezione che il paziente ha dell’analista. Ciò comprende la varietà di meccanismi inclusi sotto la voce “identificazione proiettiva”;
6. per comprendere tutti gli aspetti della relazione del paziente con l’analista: questo modo di vedere il transfert considera tutti gli aspetti del coinvolgimento del paziente con l’analista come una ripetizione delle relazioni passate (solitamente le più precoci); in effetti, ogni comunicazione o
espressione verbale o non verbale del paziente durante l’analisi può essere considerata transfert; gli analisti che hanno questa concezione del transfert ritengono che tutte le associazioni del paziente si riferiscono a qualche pensiero o sentimento sull’analista.



L’ uso così allargato del concetto, per cui ogni comunicazione e ogni comportamento all’interno del setting psicoanalitico viene considerato come transfert, toglie ogni valore al concetto quando lo si voglia estendere al di fuori del trattamento psicoanalitico, perché ne conseguirebbe che ogni comportamento e ogni relazione possono essere descritti come transfert e considerarsi quindi come una ripetizione delle relazioni passate. Se è vero che certi aspetti delle reazioni passate e anche delle esperienze infantili tenderanno a ripetersi nel presente in ogni sorta di situazione e relazione, e che la realtà presente tenderà sempre ad essere percepita in una certa misura nei termini
del passato, ci sono anche dei fattori che si oppongono a questa distorsione. Per esempio, nei normali rapporti umani, la persona verso la quale è diretto il transfert spesso agisce in modo da correggere la percezione transferale distorta che si è creata: essa può acconsentire o meno ad assumere il ruolo transferale che le è stato imposto. Invece, sembra probabile che la relativa mancanza di possibilità di “testare” la realtà nella situazione di terapia psicoanalitica
permetta alle distorsioni transferali di svilupparsi rapidamente e di essere riconosciute molto chiaramente. L’analista, da un lato, offre una possibilità di sviluppo alle distorsioni transferali, evitando un feedback di realtà che corregga l’errata percezione del paziente e, dall’altro, non accetta il ruolo in cui tende a costringerlo il transfert del paziente, consentendo così l’esame dei fattori
irrazionali che hanno determinato il transfert. Sulla base di un esame del materiale psicoanalitico infantile, Sandler e al.(1969) rifiutano la
nozione che tutto il materiale del paziente possa essere considerato transfert e sottolineano, invece, che proprio il concetto di transfert come fenomeno unitario o “unidimensionale” può impedire la comprensione di ciò che sta accadendo nella relazione tra il paziente e il suo analista. Essi suggeriscono che l’analista non dovrebbe pensare esclusivamente a distinguere ciò che è transfert
da ciò che non lo è, ma dovrebbe piuttosto capire i diversi aspetti della relazione man mano che essi appaiono nell’ analisi, in particolare quelli diretti verso la persona dell’analista. Si sostiene cioè che per capire il concetto clinico di transfert bisogna studiare le relazioni in generale. Il transfert è una manifestazione clinica particolare delle diverse componenti delle normali relazioni. Gli autori sottolineano che il particolare carattere della situazione psicoanalitica può facilitare la comparsa di particolari aspetti delle relazioni, soprattutto aspetti di relazioni passate, ma anche che è della
massima importanza operare delle distinzioni all’interno di questi vari elementi, anziché considerare tutti gli aspetti della relazione paziente-analista come una ripetizione di relazioni passate con figure significative.
Sembra dunque importante fare una distinzione tra la tendenza generale a ripetere nel presente rapporti passati (per es. come si può osservare in persistenti tratti di carattere quali il “bisogno di attenzione”, l’”atteggiamento provocatorio”, l’”intolleranza verso l’autorità” eccetera) e
un processo caratterizzato dallo sviluppo di sentimenti e atteggiamenti diretti verso un’altra persona (o un’istituzione) che rappresenta il concentrato di atteggiamenti o sentimenti, inappropriati per il presente, e diretti in modo del tutto specifico verso l’altra persona o l’istituzione. In questa prospettiva, le angoscie che il paziente può provare nell’iniziare il trattamento non debbono
necessariamente essere considerate come transfert, pur potendo essere una ripetizione di qualche importante esperienza precedente. D’altro canto, un paziente che è stato in trattamento per un certo periodo di tempo può sviluppare sentimenti di paura all’idea di continuarlo – paura che ora è ritenuta o sentita dal paziente come una funzione delle specifiche caratteristiche del terapeuta, anche se la realtà può fornire ben scarso fondamento per queste sue convinzioni e sentimenti di transfert. In questo senso, il transfert può essere considerato come un’illusione specifica che si sviluppa nei riguardi dell’altra persona e che, all’insaputa del soggetto, rappresenta, in certi suoi aspetti, una ripetizione di un rapporto verso un’importante figura del passato o un’esternalizzazione di una
relazione oggettuale interna. Va sottolineato che il paziente sperimenta tutto ciò come se fosse strettamente appropriato alla situazione presente e alla persona in questione. Schafer (1977) ha fatto un interessante commento sulla relazione tra passato e presente nel transfert: "I fenomeni transferali che alla fine costituiscono la nevrosi di transferi devono essere considerati regressivi
solo per alcuni aspetti. E’ così perché, visti come conquiste dell’analisi, non sono mai esistiti prima in quanto tali; piuttosto,costituiscono una creazione ottenuta attraverso una nuova relazione iniziata per un disegno conscio e razionale....Sembra più appropriato o equilibrato considerare i fenomeni transferali come aventi un significato multidirezionale piuttosto che vederli come fenomeni semplicemente regressivi o ripetitivi. Ciò significherebbe guardarli in modo analogo al modo in cui guardiamo opere d’arte creative.
Vedremmo che i transfert creano il passato nel presente, in un particolare modo analitico e in condizioni favorevoli. In sostanza, essi rappresentano un progresso, non un regresso."
Va aggiunto che il transfert non deve essere per forza limitato alla percezione illusoria di un’altra persona, ma comprende i tentativi inconsci (e spesso sottili) di manipolare o provocare delle situazioni relazionali con altre persone che sono ripetizioni mascherate di precedenti
esperienze e relazioni, o l’esternalizzazione di una relazione oggettuale interna. E’ stato sottolineato prima che quando queste manipolazioni o provocazioni transferali avvengono nella vita comune, la persona verso la quale sono dirette può mostrare di non accettare il ruolo o, se è predisposta in quel senso, di fatto accettarlo e comportarsi di conseguenza. E’ probabile che accettare o rifiutare un ruolo non dipenda dalla consapevolezza conscia di ciò che accade, ma, piuttosto, da indizi inconsci.Gli elementi transferali fanno parte in varia misura di ogni relazione, e questa (per es. la scelta del coniuge o del datore di lavoro) è spesso determinata da alcune caratteristiche dell’altra persona, che
presenta qualche attributo di un’importante figura del passato.E’ utile differenziare gli elementi transferali da quelli non transferali, anziché etichettare
tutti gli elementi della relazione (che nascono dal paziente) come transfert. Ciò può portare ad una maggiore precisione nel definire gli elementi clinicamente importanti in tutta una serie di situazioni,
aiutando meglio ad elucidare i rispettivi ruoli giocati dai molti fattori che entrano a far parte dell’interazione tra paziente e terapeuta."

martedì 24 aprile 2012

io non ho paura ^_^

Video suggerito da Lu. E' proprio vero più ti stringo e più avrei voglia di stringerti. Perché noi nonostante tutto ci vogliamo bene davvero.



psicodramma analitico e..sanità mentale

Nei testi di psicologia clinica raramente ho incontrato definizioni interessanti in merito alla sanità o equilibrio mentale di un individuo; quando presenti risultano quantomeno costruite ad hoc in seno ad una particolare teoria della mente (cui fa riferimento ovviamente la scuola psicoanalitica relativa). Vediamo una definizione in un testo recente di psicologia clinica relativo al concetto di psicodramma analitico.

"Lo psicodramma analitico sembra essere una tecnica assai efficace per curare molte patologie da quelle più lievi a quelle più gravi. Vediamo perché. Nel mio lavoro clinico cerco di enfatizzare il senso del funzionamento complesso del "Sé". Mi sono convinto che il sistema psicodinamico delle emozioni possa essere visualizzabile immaginando metaforicamente piani teatrali nei quali alcuni personaggi aggluminati tra loro (Bleger) dialogano con l'Ego. Tali personaggi sono a loro volta costituiti dai vari interlocutori emotivamente significativi che il soggetto ha incontrato in precedenza,cioè dalle esperienze più arcaiche a quelle più recenti. Le immagini mentali dei personaggi occupano uno spazio emotivo e psichico sulla base dell'importanza e,in questo modo,influenzano l'Io. L'istanza dell'Ego va concepita come una metafora derivante dall'estendibilità psichica del sistema nerovoso centrale,nel suo funzionamento superiore psicoemotivo che genera lo psichismo. Tale punto di vista suggerisce,per quanto riguarda il lavoro dello psicodramma psicodinamico, che ogni sintomo sia riconducibile a manifestazioni di complessi e antichi incontri, o contatti che si suppone siano la causa e la base della stessa patologia. Mi riferisco all'egosintonia, per cui l'Ego simbiotico e fusionale di fronte a certi eventi non è in grado di funzionare nel reale,cioè nel contesto teatrale attuale. La psicoanalisi,ma in particolare lo psicodramma psicoanalitico,offre uno spazio transizionale integrativo tra il passato e il presente-futuro e dovrebbe gestire,in un breve-lungo continuum,parti del Sé mal funzionanti o congelate. Certi fantasmi sono,dunque,incistati e nascosti all'interno di uno o più teatri affettivi del Sé. Con la metafora del Sé intendo l'immagine soggettiva e complessiva del Me. All'origine esso trae il proprio nucleo dall'auto-riconoscimento allo specchio e,in seguito,si rafforza con il feedback che l'interazione psicosociale (gratificante/frustrante), può restituire. Mi sembra utile rappresentare il Sé come una sorta di struttura somatopsichica complessa che non corrisponde all'Ego, lo sottende. L'Ego, come un regista organizza e crea progetti. Paragono il Sé come a una struttura come se fosse un edificio all'interno del quale sarebbero impresse epoche situazionali,sorte anche nel tempo di un flash,sino ad alcuni anni.Tali situazioni, che funzionano come contesti e set teatrali,ospitano a livello psichico personaggi che agiscono,anche nella persona non patologica,come voci interne che hanno il potere di influenzare l'Ego. Tali dialoghi derivanti dai vari personaggi suggeriscono azioni,sgridano,assolvono,gettano  in stato di vergogna,creano amarezza,insomma bersagliano l'Ego con tutte le emozioni,tutte quelle che si sono attivate e che derivano dall'impatto con gli interlocutori significativi introiettati. All'inizio della vita,però,tali contatti non sono ancora mentalizzabili dall'apparato mentale,e tanto meo da questo elaborabili. Con la nascita,la sensorialità rimane impressa nella memoria implicita (nell'amigdala che abita nel sistema limbico,l'area sinistra del mesencefalo deputata agli affetti). Alcuni incontri con sensazioni vive,sollecitate anche dai neuroni specchio che attivano empaticamente le identificazioni introiettive e proiettive delle emozioni,non sono mai state rimosse,proprio perché non sono mai state memorizzate a livello cognitivo. Sostengo,quindi,che i personaggi psichici assimilati rappresentino il risultato mediato e accomodato (vedi Piaget) di una somma di esperienze sensoriali e,in un secondo tempo,di incontri significativi fino a quando divengono pensabili. Tale concetto non è lontano da quanto suggerisce Bion a proposito del bambino quando sperimenta una preconcezione insatura e cerca l'incontro con il seno;ciononostante,penso che gli incontri significativi del bambino si rivelino molteplici assai prima dell'incontro con il seno. Per Bion il seno, o il suo sostituto,genera la realizzazione di un primo Sé primitivo. Ipotizzo che il Sé,in seguito,sia destinato a rafforzarsi grazie all'autoriconoscimento allo specchio (vedi Lacan), e anche in virtù dei successivi importanti incontri con situazioni e feedback psicosociali. All'interno dei vari piani teatrali della mente,ogni fantasia,pensiero,scelta,azione può generare conflittualità o richiedere applicazione dialogica ogni qualvolta alcuni specifici contesti affettivi appaiano prioritari nel nostro mondo interno. Se tale mediazione non avvenisse,saremmo intossicati dai fantasmi che,per esempio nella mente degli psicotici,occupano nettamente lo spazio interno. Nella persona sufficientemente sana le fantasie prevalgono sui fantasmi che scorrono in quasi tutti i settori della mente"

Si noti come si utilizzi l'avverbo "sufficientemente" e la presenza viscosa dello specchio come generatore e catalizzatore. Chissà quante volte da bambino mi sono riconosciuto allo specchio. Lo specchio non mi convince,infine.

"Alcuni piani affettivi,che corrispondono ad altrettanti teatri affettivi,dei quali il Sé è costituito,sono organizzati attorno ad alcuni stimoli-guida. Questi stimoli sensoriali di natura puntiforme (Bick),promuoveranno sensorialità riguardante odori,sapori,luminosità,coloritura,sensazioni termodinamiche,di natura propriocettive,stati di secchezza-umidità,caldo-freddo,stati sensoriali di tipo gelatinoso,solido,morbido,soffice,duro,aspro,graffiante,pungente ecc.,a quelle sensazioni già di qualità psichica buono-cattivo,generoso-egoista,pavido-coraggioso. Il tempo consentirà al cervello,le cui vie nervose a quel punto saranno mielinizzate [sic],di far funzionare la mente come apparato per pensar. In altre parole, a quel punto la mente è in grado di intervenire per aiutare il corpo,che appesantito da stimoli stressanti,tenderebbe ad ammalarsi o a ecclissarsi come corporeità inesistente (vedi Ferrari,L'eclissi del corpo). La mente interviene,allora,per elaborare situazioni più o meno traumatiche,o comunque intossicanti per l'organismo. A questo punto,si può rafforzare l'Ego,alimentando un circolo virtuoso,attraverso l'operare psichico del sistema nervoso centrale che svolge funzioni adatte all'organismo a seconda delle proprie capacità. Penso che il psicodramma psicoanalitico sia un eccellente strumento,che si svolge all'interno di uno spazio tempo circoscritto che attualizza in concreto eventi del passato nel qui e ora delle sedute. La tecnica è in grado di promuovere con successo l'elaborazione dei fantasmi trasformandoli in fantasie nutritive. Accedendo,anche mediante il transfert,ai personaggi perversi,distruttivi introiettati,quelli che influenzano l'Ego,lo psicodramma analitico non deve puntare alla consapevolezza,alla coscienza,al passaggio dall'inconscio al conscio,dall'Es irrazionale all'Io razionale,al Super-Io morale,ma soltanto alla metabolizzazione delle esperienze,nelle quali i fantasmi predominano nel Sé e bloccano le alternative del pensiero,la libertà di questo e la sua creatività [...] La consapevolezza, di per sé, non porta ad alcun miglioramento effettivo,caso mai può aiutare ad occuparsi in seguito di se stessi. Al soggetto può essere interdetto il sentire,anche quando sarebbe opportuno cambiare con alternative che propongano l'ascolto dei propri desideri autentici. Essere consapevoli può fare imboccare la via dell'intellettualizzazione e della razionalizzazione,non a costruire un processo clinicamente migliorativo. I colleghi che adottassero,senza accorgersi,la strategia di  cura basata sull'intento che mira alla semplice consapevolezza,pur evidenziano nei pazienti aspetti reali,rischierebbero quel che i chirurghi rischiano quando riferiscono che l'intervento si è svolto perfettamente, ma il malato è inaspettatamente deceduto. Penso che lo psicoterapeuta analitico dovrebbe,invece,funzionare accettando di stare nella posizione di quel personaggio al quale il paziente stesso lo designa nell'interpretare la scena del suo transfert,con l'opzione di creare possibili e graduali alternative costruttive. Tale atto di cura mira a promuovere un dialogo alternativo al copione rigido del passato del paziente,al fine di trasformare i bisogni onnipotenti e urgenti in una condizione di spazio di ascolto nel quale si armonizzano e si recuperano gli autentici desideri. Il paziente dovrebbe avvicinarsi alla posizione di chi governa il reale considerando la propria vita come unica e,per quanto longeva,limitata,perché solo all'interno di un tempo definito è possibile realizzare i propri desideri [...]"

Al lavoro con lo psicodramma psicoanalitico
dalla pratica del "gioco" alla formazione ed educazione del gruppo
a cura di Roberto Pani,Cinzia Carnevali
pagg. 7-9