venerdì 25 gennaio 2019

A proposito di editing

Editing nel mondo dell'editoria significa "revisione del testo" e non semplicemente "correzione morfosintattica delle bozze". Ho scartabellato alcuni siti di editors freelance e non. Ecco i risultati.

"[...] L’editor “puro” non si occupa solo di redazione ma anche di acquisizione. Il suo compito principale è quello di “intercettare” i testi validi che da una parte o dall’altra gravitano nella sua orbita, e proporli al comitato editoriale per la pubblicazione. Nel momento in cui la proposta viene accettata, lui diventa una sorta di “tutore” dell’opera e ne segue la crescita in casa editrice dalla prima bozza fino al battesimo in libreria. Il suo non è un lavoro di manovalanza, come quello del redattore che si occupa della correzione, ma è un lavoro di comprensione e organizzazione. L’editor, operando in confronto continuo con l’autore, contribuisce al miglioramento del testo in termini di progetto narrativo, coerenza strutturale, efficacia dell’intreccio e forza dei personaggi. Anche lo scrittore più abile, infatti, non può avere il distacco necessario a intervenire con lucidità su quello che ha scritto. L’editor sarà per lui un preziosissimo occhio esterno.[...]"

Una delle solite interviste ad un editor per sapere cosa è e cosa fa. Estratto da https://pennablu.it/intervista-editor/.
E secondo quali criteri l'opera sarebbe accettata? Non è dato (quasi) mai sapere. In verità per vendersi gli editor freelance ripropongono in varie salse il solito predicozzo del distacco necessario. Ma se uno scrittore tiene davvero alla propria opera il distacco necessario è assicurato. Uno fra tutti? Proust. Ma qualcuno ha pure scritto che se egli avesse avuto un editor avrebbe forse migliorato la sua opera. Davvero? Si vede che non conosce Proust. Ma sorvoliamo.
 Ora viene il bello, sempre la medesima sorgente.

"[...] Può cambiare da un minimo di zero a un massimo di più infinito. Dipende dalla qualità di partenza del testo e dalle motivazioni che ne sono alla base. Quando si parla di qualità il discorso è più o meno chiaro. Il testo che verrà pubblicato deve essere linguisticamente corretto e accattivante. Molte volte un manoscritto non possiede queste caratteristiche a priori. E allora perché un editore ne acquisisce i diritti? Perché magari ritiene la storia molto avvincente. Non dimentichiamo che l’editore è un imprenditore. Non sempre può permettersi di pubblicare quello che gli piace, ma spesso deve fare i conti con ciò che gli viene richiesto dal mercato. Potrebbero fargli schifo i vampiri ma sentire lo stesso l’esigenza di cavalcare l’onda di Twilight. Compra la storia. Compra il fatto che riuscirà a vederla. Se poi la qualità stenta o va migliorata c’è sempre tempo per intervenire. Ovvio che esistono anche casi in cui l’intervento è minimo e si riduce alla ricerca dei refusi o di piccoli errori. Come esiste il caso opposto in cui un libro venga costruito a tavolino, partendo da un’idea, strutturando una cornice o l’intera trama, inserendo personaggi con più o meno spessore dove prima non c’erano. Spesso questi libri “ingegneristici” sono dei successi programmati, proprio perché si basano su un piano di lavoro preciso e vengono spinti molto a livello promozionale. D’altronde non si mette in moto un meccanismo del genere senza la certezza che porterà i suoi frutti."

Dopo aver letto l'ultimo periodo si dovrebbe riflettere. In breve, quale sarebbe il vantaggio di un editor a pagamento? Nessuno, visto che non v'è promessa di pubblicazione e soprattutto di successo. Sia ben chiaro, un best seller non è un capolavoro. Si sono pubblicati 60000 libri in un anno; la vita media di ogni volume è di pochi giorni, sia esso decente o indecente. E allora tutto questo cambiare da zero a infinito? In definitiva se un editor vuole prendersi cura del lavoro di uno scrittore non può che condividere eventualmente il frutto dei suoi guadagni. Ma prendersi centinaia di euro per trasformare materiale grezzo è una scelta infelice per entrambi i protagonisti.

Ora cambiamo partitura. Estratto da https://www.emanuelanavone.it/importanza-editing/

"[...]
Quando scriviamo, siamo presi da una foga quasi compulsiva (o almeno, io lo sono), e non prestiamo attenzione a quello che scriviamo né a come lo facciamo. È normale che il nostro libro non sarà perfetto alla prima stesura.
Per questo dobbiamo farne altre, che a poco a poco lo miglioreranno.
Rimuoveremo i buchi di sceneggiatura, le incoerenze, faremo una pulizia di ripetizioni e frasi ridondanti, e così via.
È ovvio che noi, come autori, avremo sempre una fettina di salame sugli occhi, per cui alcuni errori ci passeranno sotto lo sguardo senza che ce ne accorgiamo. Per questo il consiglio è di aspettare un po’ prima di passare alla seconda fase (l’editing) o di ricorrere a un esterno (editor, agenzia o beta reader), che con occhio disinteressato ci correggerà (o valuterà) il manoscritto.
Adesso ti svelo un segreto: sai che anche io, pur essendo un editor, ricorrerei a un editing esterno? Perché so che il mio intervento, per quanto massiccio potrà essere, non avrà mai quell’occhio disinteressato che serve per migliorare il manoscritto. [...]"

Buchi di sceneggiatura e incoerenze? Presente testi spazzatura tipo Melissa P. ? Ma chi legge certi testi davvero si cura di ripetizioni e ridondanze? Assolutamente no. E neppure ama i congiuntivi. Tutto al presente indicativo. 
E poi torna il solito predicozzo, questa volta declinato in stile carnivoro. La fettina di salame passa certo attraverso gli occhi - i miei - ma per transitare poi necessariamente attraverso il cavo orale. E non è la stanza orale dei cento colpi di spazzola, presente?
E ancora:

"[...]
Un libro migliore non sempre è leggibile. Ma che cosa intendiamo per libro leggibile?
Be’, lo dice la parola stessa: un libro che si fa leggere.
Mi preme fare ancora una distinzione:
  • Un libro che è facile da leggere.
  • Un libro che è bello da leggere.
È una differenza sottile nella teoria, ma non nella pratica.
Un libro facile da leggere è un libro che scorre, che è fluido. Non contiene ripetizioni, frasi pesanti o di difficile comprensione.
Non sempre un intervento di editing considera questi aspetti. Spesso ci si limita a uno sguardo di insieme, controllare trama, personaggi, dialoghi… non si entra nello specifico. Infatti molti editor e agenzie offrono il servizio di editing “spalmato” su più livelli: leggero, profondo, strutturale, affiancato, e così via.
Come autore, tu dovresti già sapere come intervenire sul tuo manoscritto. Ma è sempre meglio, come dire, prendere il pacchetto completo: un editing completo, totale.
Quindi non limitarti a un controllo superficiale ma entra sempre nello specifico. E come? Grazie all’editing, è ovvio!
La frase “un libro bello da leggere” non è neanche da spiegare. Hai presente i romanzi da page turner, che ti tengono incollati fino alla fine perché se non sai come va a finire mannaggia non dormi stanotte? Hai presto fiato? Ecco, un libro bello da leggere te lo toglie, il fiato.
I libri non sono tutti uguali, ci mancherebbe, ma ogni libro deve essere anche bello, godibile.
Non bastano una trama accattivante o personaggi memorabili, se poi la scrittura lascia a desiderare.[...]"

Qui ricorre il predicozzo della leggibilità. La facilità della lettura. Siamo tornati alle scuole elementari? Bambini ripetete con me: con-giun-ti-vi non con-giun-ti-vi-te (non ho controllato la sillabazione - pensateci voi). Problemi di vista? Forse il cervello. I libri non sono tutti uguali? Questo è certo. Quindi? Ma hai mai letto Gadda? Miller? E no, non conosco Page turner. Darò un'occhiata.
Voi leggitevi almeno dalla parte di swann. 
Trama accattivante e personaggi memorabili? Dal primo gennaio del nuovo millennio qualcuno saprebbe indicarmi un testo con tali caratteristiche? Sono tuttora alla ricerca. E gli anni novanta? Sapete, la milano da bere. Il recente premio nobel giapponese ishiguro? Ricordate il film quel che resta del giorno? Ebbene il film ha superato il romanzo. Potrei dimostrare la scandalosa architettura del testo. Potrei smontare i singoli pezzi e i relativi tagli e incolla semantici. Ma è sufficiente notare come il film sia complessivamente migliore. E che dire di non lasciarmi mai? Andiamo maluccio. Il film è appena passabile ed è tratto dal romanzo costruito a tavolino. Non mi credete? Leggete e guardate.

 Infine vi invito a leggere il dibattito qui https://www.oblique.it/images/formazione/dispense/editing_dibattito.pdf tra attacco e difesa.
Ma la difesa è di parte, smisuratamente priva di argomentazioni se non retoriche.

Alla fine ripeto il sugo di tutta la storia: la revisione da parte di terzi di un testo è senz'altro importante, a patto di non stravolgere il testo secondo i canoni del marketing editoriale. E a patto di non pagare se non un piccolo anticipo rispetto alle vendite future. Le vendite? Sì, proprio le vendite. Tu editor credi nel lavoro? Allora credici fino in fondo. Senza incassi prematuri. Il parto non sia cesareo. E sia.

Tornerò ancora sull'argomento editing. La ciliegina sulla torta amarognola? I corsi di scrittura creativa. E qui il neoliberismo capitalista ha (quasi) superato se stesso. Scrittori che non pubblicano insegnano a schiere di scrittori che non pubblicheranno mai. Che storia. Tant'è il coccige alla pietra, resta l'indulto di prometeo. E sia.

mercoledì 23 gennaio 2019

EVA ed io, la vita e tutto quanto il predurante resto



EVA, film spagnolo del 2011. L'ho guardato e lo riguardo ancora. Soprattutto il finale attraverso il quale mi identifico con l'infanzia distrutta dal nonsenso degenerativo dei grandi.
La storia del film è semplice. In un futuro non troppo lontano gli uomini convivono con macchine intelligenti capaci di svolgere funzioni complesse.
 I protagonisti sono due neuroscienziati cibernetici e progettisti-analisti programmatori. Due colossi informatici decidono di progettare il primo bambino androide intelligente. Il primo prototipo funzionale è una bambina, ma non supera i protocolli di sicurezza (inerenti l'intelligenza emotiva). I due progettisti stavano insieme, poi separati - lavorano per imprese tra loro concorrenti. La bambina inizialmente non viene distrutta, ma diviene la figlia di uno dei progettisti (la donna; piccolo invito al femminismo?) mentre il progetto relativo al bambino androide attende il software per il controllo emozionale che il protagonista maschile dovrà scrivere. Un incidente - metafora dell'incomprensione tra infanzia e mondo degli adulti?- degenererà nel triste finale. Di una cruenta,insensata,tragica degenerazione - un conflitto illogico - si tratta, invero.
E mi torna in mente un pomeriggio in biblioteca. Lettura di favole per bambini. Madri e figli. Nessun padre, naturalmente. Avrà avuto il suo quotidiano espletamento della quieta disperazione. Così ho iniziato a interrogare i bambini. Ho chiesto della scuola, della vita, dei sogni. C'era una madre, la figlia e altri due bambini. Ma mentre i bambini mostravano attenzione in merito alle possibilità che il mondo vissuto negava loro - la madre semplicemente non aveva interesse per una precipua narrazione - la madre non capiva. Italiano stentato il suo. Volete voi imparare a leggere rapidamente? La risposta è scontata. E subito il loro invito chiaro e piano: quando iniziamo? Quando tornerai?
Ecco, io vorrei poter comunicare così anche con i miei coetanei. Io vorrei che i dichiaranti la propria umanità matura fossero almeno consapevoli della propria indulgenza verso l'idiozia, la demenza ricorrente. L'inganno individualista.
Alle elementari studiavo anatomia su un testo universitario. Poi la matematica,la programmazione,la lettura,la scrittura. Volevo una trattazione rigorosa della grammatica. Avrei in seguito appreso che tale trattazione porta il nome di grammatica generativa. Frequento le biblioteche dall'età di undici anni. In prima media ho costruito una semantica per una lingua artificiale. Detestavo il mio docente di francese. Ma ero solo. Troppi insegnanti mediocri. Il mio amico ingegnere edile non dimentica d'ammonirmi in merito: i bambini ti fanno male. Perché poi quando crescono, mutano sensibilmente. Sono cresciuto ed accresciuta è la mia intelligenza,la mia esperienza. Forte empatia. Intelligenza emotiva. Dono o refuso genetico? Il flusso esperienziale sempre nutrito della medesima curiosità. Forse qualcosa è andato storto. Vivere così consuma troppa energia. E mi torna la voglia di resettare la vita come si resetta un cellulare. Sembra fin troppo semplice. Soluzioni? E sia.


giovedì 3 gennaio 2019

morte di un matematico napoletano (renato caccioppoli)


Estratto dal film "morte di un matematico napoletano" , biografia semiromanzata sopra gli ultimi giorni di vita di renato caccioppoli, morto suicida nel 1959. Come lo capisco.

"[...] il mondo delle verità fisiche come di quelle matematiche è chiuso come una sfera. Ogni nuova visione se è profonda è una fuga da questa specie di prigione.
Si possono avere delle resistenze a fuggire. Oppure non se ne può vedere proprio la ragione"

Ho sperimentato sulla mia pelle il significato del predicozzo. Soprattutto la questione delle resistenze e della cecità da esse indotta.
Il teorema che figura alla lavagna è spesso citato come "teorema dei due carabinieri" : una coincidenza? un reflusso inconscio? o forse una provocazione.