venerdì 30 novembre 2018

i demoni dell'oltretomba

" [...] E allora la fantasia si scatena nell'immaginare il paesaggio dell'aldilà. Nei territori del nulla,la mente disegna fiumi,laghi,foreste. Una maniera di riempire il vuoto. Ma, nella geografia del regno dei morti concepita dai greci,non c'è nulla di consolatorio. L'aldilà è un mondo gelido,buio,nebbioso,popolato di ombre vane,attraversato dal ghigno sinistro di creature mostruose e sottoposto alla tirannia inflessibile di un signore oscuro. Ade: così si chiamava il re dei morti e da lui prende il nome anche l'aldilà dei greci. Con Zeus e Poseidone,suoi fratelli,si era diviso le regioni del cosmo. Così era diventato il principe del mondo sotterraneo:un territorio immenso,infinito,sul quale neppure i signori dell'olimpo potevano esercitare il loro potere.
Il regno dei morti è collocato per lo più sottoterra.Abissi tremendi si aprono sotto i piedi degli uomini. Ancora più profondo dell'Ade,secondo i greci,esisteva il Tartaro,luogo remotissimo ed enigmatico in cui sarebbero rinchiusi i Titani sconfitti da Zeus. Per raggiungere il regno dei morti bisogna compiere un viaggio lunghissimo. [...] Omero, nell'Odissea,descrive lungamente il viaggio di Ulisse - re di Itaca - nell'aldilà. [...] Ulisse deve andare lontano,oltre l'oceano,e approdare a una riva dove ci sono una bassa spiaggia e boschi sacri a Persefone, la sposa di Ade. Qui sorgono alti pioppi e salici dai frutti che non maturano. [...] Le anime vengono guidate dal dio Hermes. Si muovono squittendo,come pipistrelli in un antro oscuro. Nel loro viaggio,varcate le correnti di oceano,costeggiano stirpi e luoghi favolosi: la rupe bianca,le porte del sole,il popolo dei sogni. Quello che caratterizza il paesaggio di Ade sono innanzitutto i fiumi. Il più famoso è l'Acheronte. Su questo corso d'acqua viaggia la barca di Caronte,il traghettatore dei morti,che trasporta senza sosta le anime da una sponda all'altra. Gli antichi citano poi il Flegetonte,il Piriflegetonte,il Cocito,lo Stige e vari altri. I defunti si muovono come silhouette evanescenti sullo sfondo di questa terra remota,sterile e oscura. Essi sono definiti dalla parola psyche, che letteralmente significa soffio e che solo più tardi significherà anima. Ma, in Omero, le psychai sono solo ombre,doppi volatili ed evanescenti della creatura vivente:figure fatte d'aria,prive di consistenza. Esse però possono tornare a parlare soltanto per una magia suggerita dalla maga Circe,cioè dopo aver bevuto sangue animale. Si accalcano perciò con grida sinistre intorno alla carcassa di una animale sgozzato da Ulisse:vogliono berne il sangue perché solo così potranno conquistare una sia pur precaria e provvisoria esistenza. Altrimenti, la loro condizione normale è un'inerzia sinistra. I defunti vivono assorti nella nebbia di un perenne oblio. Sono semplici spettri,vuoti simulacri. [...] Ci sono boschi,fiumi,laghi,praterie su cui fioriscono gli asfodeli,come sopra la terra. C'è una popolazione immensa. Ma tutto è cupo e spento. L'Ade non è nè un inferno nè un paradiso:è solo un limbo buio e oscuro. [...] Per i comuni mortali,la via per l'aldilà è senza ritorno. Il poeta Anacreonte, vissuto nel sesto secolo avanti cristo,in questi versi esprimeva con sobria essenzialità, l'universale paura della morte:

Biancheggiano già le mie tempie
e calvo è il mio capo;
la cara giovinezzza non è più,
e devastati sono i denti.
Della dolce vita ormai
mi resta breve tempo.
E spesso mi lamento
per timore dell'Ade.
Tremendo è l'abisso di Acheronte
e inesorabile la sua discesa:
perché chi vi precipita
è legge che più non risalga.

In questo abisso si muovono strane creature. Demoni che incarnano,con la loro figura,i diversi volti della morte. Il primo naturalmente è Thanatos, la morte in persona (ma in greco il sostantivo è maschile):è rappresentato come un giovane alato,dal viso angelico e malinconico. Raccoglie tra le sua braccia chi spira serenamente nel suo letto o chi muore da coraggioso sul campo di battaglia.
[...] I greci hanno immaginato tutta una schiera di demoni femminili che rimandano all'aspetto orrendo del morire,alla sofferenza dell'anima e allo strazio dei corpi. Ci sono per esempio le Chere. [...] Le scure Chere digrignavano i denti bianchi:spaventevoli,terrificanti,stillanti di sangue,orribili,muovevano lite sui caduti. Tutte bramavano bere il nero sangue. Il primo che afferravano,sia che giacesse a terra,sia che cadesse ferito,lo stringevano,artigliandolo con le grandi unghie, e l'anima scendeva ad Ade,nel gelido Tartaro. Quando i loro cuori erano sazi di sangue umano,gettavano dietro di sé il cadavere e si ributtavano nel furore della mischia. Simili alle Chere sono le Arpie,demoni alati,orrendi rapaci che straziano le carni degli uomini. Hanno corpi di uccelli con una coda di scorpione o di serpente. A parte la coda,assomigliano molto,nell'aspetto e nella natura,anche alle sirene,di cui costituiscono quasi un doppio. Non hanno,tuttavia,l'aspetto seducente e la dolcezza del canto che caratterizza le sirene. Le Arpie,infatti,sono orrende,mefitiche,puzzolenti. Il loro nome collettivo è connesso al verbo greco harpazo,che significa rapire,strappare. Omero le considerava demoni delle tempeste. [...] Anche le Erinni,di solito,erano rappresentate con le ali. Queste creature mostruose,assetate di sangue ,con serpenti al posto dei capelli,erano temibili divinità della vendetta,che punivano in particolare chi si rendeva colpevole dell'omicidio di un consanguineo. Figlie delle dea Notte,di norma dormivano nelle profondità dell'Ade. Ma il sangue dell'ucciso le ridestava e allora percorrevano la terra per inseguire l'omicida e straziarlo con i loro artigli e denti affilati. [...] Esse appaiono a volte come custodi dell'ordine cosmico. [...] Una funzione analoga era riservata alle Moire,le signore del destino. Non abitano nell'Ade, ma in un luogo remoto ai confini della terra. Sono immaginate come tessitrici:attraverso le loro mani passa il filo della sorte umana. Anch'esse sono di solito considerate tre. Cloto (la filatrice), Lachesi (la distributrice), Atropo (colei alla quale non si sfugge). Sono loro a decidere quando dipanare e quando spezzare il filo della vita. Nessuno,neppure Zeus,può dare loro ordini. Tre, ma secondo altri solo due,erano anche le Graie. Il nome significa 'le vecchie':erano infatti nate già anziane,con i capelli bianchi. Avevano un solo occhio e un solo dente che si scambiavano tra loro. Eppure, così dice il poeta Esiodo,il loro volto era bellissimo:ma questa stravagante bellezza non ne smorza,anzi ne accentua,la mostruosità. Sorelle delle Graie erno le Gorgoni. Avevano ali d'oro,mani di bronzo,capelli serpentiformi. Il loro volto era segnato da un ghigno orrendo che svelava denti giganteschi e aguzzi. Erano tre anche loro. Le prime due si chiamavano Steno ed Euriale,ed erano immortali. La terza, più famosa di tutte,era invece mortale:era la terribile Medusa,che pietrificava chiunque incrociasse il suo sguardo [...] Al di sopra di questa corte di demoni e mostri,sta una divinità terribile,che si muove tra il regno dei morti e le strade dei vivi. E' Ecate,signora della luna e delle magie,custode di tutto ciò che è oscuro e misterioso,suscitatrice del terrore,simbolo di ogni orrore. Ecate appartiene alla stirpe divina dei Titani:il suo potere è dunque più antico persino di quello di Zeus. Tutti gli uomini e tutti gli dei le si accostano con timore e tremore. Si riteneva avesse tre corpi e tre teste. Teneva sempre in mano una fiaccola e la sua apparizione era accompagnata dal latrare dei cani. Ecate percorreva il mondo senza sosta,come un dea vagabonda,seguita da un esercito di demoni e di fantasmi. I quali,a volte,in piena notte o nell'ora magica del meriggio,assalivano i viandanti sorprendendoli ai trivi,agli incroci delle strade. [...] Un personaggio racconta qui il suo incontro con la terribile divinità Ecate. L'uomo,che si chiama Eucrate,esordisce così:

Era il tempo della vendemmia e,a mezzogiorno,ho lasciato i vendemmiatori nel mio podere e me ne sono andato via, da solo,nel bosco,immerso in non so quali pensieri e meditazioni. Ero nel folto della macchia quando è cominciato un abbaiare di canime immaginavo che fosse Mnasone,mio figlio,che,come suo solito,si divertiva ad andare a caccia nel fitto della boscaglia con gli amici. Non era così però:infatti,poco dopo,accompagnata da un terremoto e da un boato come di tuono,ecco apparire e avvicinarsi una donna dall'aspetto spaventoso,alta almeno novanta metri. Teneva una torcia accesa nella mano sinistra e nell destra una spada che sarà stata lunga dieci metri. La parte inferiore del corpo non terminava con dei piedi ma dei rettili e sopra assomigliava a una Gorgone,per lo sguardo e le fattezze terrificanti. Al posto dei capelli aveva dei serpentelli che le scendevano a mo' di riccioli tutt'intorno al collo e alcuni le si avvolgevano in spire fin sulle spalle. Vedete bene,amici,come ancora adesso,mentre lo racconto,mi viene la pelle d'oca"

Giorgio Ieranò, demoni,mostri e prodigi. Estratto critico pagg. 57-64

lunedì 26 novembre 2018

le strade e l'àncora

Un'altra poesia di Antonia Pozzi.
Anzi due. Perchè dopo averne lasciata un'altra in un blog visto per la prima volta, un fulmine mi ha scosso e ho deciso di giustapporla.
E i due titoli formano un verso intenso. Lo avete notato? E sia.


Le strade

Io sono avvezza
a camminare sola per le strade.
Allora tutti i bambini
che non hanno abbastanza pane
gridano dentro di me,
girano intorno
ai primi fanali che s'accendono
con i loro capelli pallidi
nella sera.
Allora sulle soglie
si fermano stanchi esseri,
uomini con occhi di poveri –
e pare che la terra
li espella dal suo grembo,
che anch'essi siano per gridare
come bambini che stanno
nascendo.
Allora dai campanili, perduti
nella foschia,
cadono lenti rintocchi, cercano
il cuore di chi va solo
come leggere foglie – in volo
verso il grembo
di un cupo fiume –
31 dicembre 1934

L'àncora
Sono rimasta sola nella notte:
ho sul volto il sapore del tuo pianto,
intorno alla persona
il silenzio – che sul tonfo
della porta richiusa, a larghi cerchi
si riappiana.
Lenta nell'acqua oscura
del cuore –
lenta e sicura,
tra le alghe profonde
gli echi delle tempeste le lunghe correnti
le molli ghirlande di onde
intorno a inabissati
scogli –
lenta e sicura,
fino alle sabbie segrete giacenti
sul fondo dell'essere –
fida tenace, con i suoi tre bracci
lucenti
penetra l'àncora
delle tue tre parole:
– Tu aspetta me –.
16 dicembre 1934

io e la britannia, grande e piccola

Un poco alla volta ecco le foto del mio primo breve (due settimane) viaggio in Inghilterra (il regno unito come lo chiamano loro; e noi siamo uniti? certamente non quanto gli inglesi..). Le foto si commentano da sole. E sia.















venerdì 23 novembre 2018

Lydia Lunch. Touch my evil.

Che trip.

Smoke in the Shadows [2004] Picked up in a roadside diner Just a hair short of the number five Slumped across a dirty counter Jinglin' a pocket full of dimes Leaving town in a hurry Had no time to pack your bags Ask a waitress for directions Heading south of the Mexicali line Burning bridges is your Bible Brag about a stupid thrill Left your baby in a phone booth Got yourself some time to kill This road only leads to nowhere Live a lifetime of regret Sweetest kiss that ever smoldered Extinguished like your dying breath This will only get you nowhere This will only get you nowhere This will only get you nowhere This will only get you nowhere I'll mock your torture and weakness When you fall on bended knee Don't beg me for forgiveness Hurt yourself by pleasing me I've warned you now not to linger Scars you bear breathe my name Your heart will just surrender Love burns with caustic flame This will only get you nowhere This will only get you nowhere This will only get you nowhere This will only get you nowhere This will only get you nowhere Live through oceans of regret For the passion that we conjure Curse your lifetime after death This will only get you nowhere This will only get you nowhere This will only get you nowhere This will only get you nowhere I'll take you down south of your border Help you lose what's left of your mind Only so many hours left to nightfall So many ways to break the hands of time Let's skin a script, bang some Percocet Get so damn high that we kick the sky Buy a bottle and a blanket We'll get so damn drunk that you'll start to cry Pull up to an all-night strip joint Get so excited that we'll burn it down Kidnap the owner and his mistress A sleazy motel on the edge of town There we'll stage a little party I'll put you in the starring role You'll play the victim and the villain I'll play the killer with a heart of gold Haha, you love taking the victim, don't you, baby? I'll take your hostage, get you wound up You'll love me more with each passing threat By the morning we'll be married Tomorrow night and you'll be left for dead This will only get you nowhere This will only get you nowhere This will only get you nowhere This will only get you nowhere I've warned you now not to linger Scars you bear breathe my name Your heart will just surrender Love burns with caustic flame I'll mock your torture, your weakness When you fall on bended knee Don't beg me for forgiveness Hurt yourself, please me This will only get you nowhere This will only get you nowhere This will only get you nowhere This will only get you nowhere Picked up in a roadside diner A hair short of the number five Left for dead in a dirty restroom Get a body file just in time I'm leaving town in a hurry Had no time to pack my bags No need asking for directions I'm heading south of the Mexicali line


giovedì 15 novembre 2018

Lo straniero

Dal romanzo omonimo di Camus, per la regia di Visconti con Mastroianni perfetto nelle sue espressioni corporali straniere. Purtroppo devo ammettere di conoscere diverse persone simili al protagonista con cui, naturalmente, non vado proprio d'accordo. E curiosamente il film è migliore del romanzo. Ma forse perché il romanzo fu pensato proprio per essere trasposizione cinematografica. Data la brevità del romanzo, ne consiglio comunque la lettura abbinata alla visione del film. E sia.


giovedì 8 novembre 2018

compleanno








Foto dell'ultimo compleanno presso un agriturismo sulle colline tra brisighella e marradi. Posto incantevole. Prezzo basso. Si mangia fino a sazietà. E se ne vuoi ancora, te lo portano. E poi vino casereccio. Tanto. Tantissimo. E se non ti piace puoi portartelo da casa. E poi limoncello,grappa e caffè. E poi ci siamo messi a giocare a calcetto. Nella prima foto George poi Arkadius e Micco - miei ex studenti (Micco l'ho convinto ad iscriversi a matematica) ,Giako e la Clari e la Fra pensierosa e Sinto (matematico anche lui versione barba alla Perelman). Nelle altre foto altri miei amici e poi Gue.
E con noi un'altra allegra tavolata parallela di arzilli (e brilli) vecchietti e giovani pure. Con il buon vino torna l'allegria a tutti.

arcobaleno

Peccato non aver avuto una macchina fotografica decente.
Doppio arcobaleno.


cinquecentomila (e qualche riflessione)


Quattrocentosessantaduemilatrecentodue chilometri. Comprata usata sette anni fa. Immatricolata nel 1992, la mia opel astra modello F 1.4i con impianto a metano dimostra ancora un motore straordinario. Certo è stata eseguita nel tempo la necessaria manutenzione: guarnizione di testa,distribuizione,cavi e bobina,freni anteriori e posteriori e pure radiatore; ma i ricambi sono economici. Un kit frizione costa cento euro. L'ultima frizione ha fatto egregiamente il suo dovere.
Devo cambiare una piccola guarnizione (coperchio valvole; in sughero; ma perché?) dal costo irrisorio. Se disponessi di un'officina meccanica farei il lavoro personalmente. Mi piacerebbe lavorare come meccanico, ma purtroppo in questo incivile mercato del lavoro italiano non mi è possibile (pur avendone i requisiti). Come del resto non mi è possibile lavorare come barista, pur essendo cresciuto dentro un ristorante di pesce - sono pure un ottimo cuoco sperimentatore -  In effetti se non si è femmine è davvero difficile stare dietro un bancone (ma esistono s'intenda eccezioni; ma tali sono). Ricordo di aver risposto ad una offerta di lavoro per un ristorante romagnolo e di essermi ritrovato cacciato perché mancante di segnatura femminile (in barba alla legge sulla parità dei sessi nelle offerte di lavoro; ma era piuttosto un annuncio per una modella? Nossignori!) E invece in inghilterra - londra - avrei potuto lavorare in un pub già dal secondo giorno dal mio arrivo.
Non si progettano più auto come la mia; non esistono più possibilità di lavoro decente per i giovani o per chiunque abbia superato l'età di apprendistato, ovvero ventinove anni (eccezioni e raccomandazione a parte). Che disgusto. L'anno prossimo avrò forse totalizzato i cinquecentomila chilometri ufficiali. Qualcuno mi offrirà un caffè per festeggiare?

mercoledì 7 novembre 2018

Satiri e Ninfe:i misteri delle selve

"[...] Satiri e Ninfe potevano rinascere. Fosse anche, soltanto,sotto forma di allegra mascherata , come aveva già immaginato il signore di Firenze, Lorenzo de' Medici, nel suo Trionfo di Bacco e Arianna (1490):

Questi lieti satiretti,
delle ninfe innamorati,
per caverne e per boschetti
han lor posto cento agguati;
or da Bacco riscaldati
ballon,salton tuttavia.
Chi vuol essere lieto,sia
di doman non c'è certezza

'lieti satiretti" scrive dunque Lorenzo, che tendono 'agguati' amorosi alle ninfe. Le antiche creature mitologiche sono qui inserite nel contesto di una vita giocosa e spensierata:il loro mondo è quasi un riflesso dell'allegria conviviale e galante che dovrebbe,idealmente,caratterizzare la vita di corte.
Ma per gli antichi non era così. Satiri e ninfe erano innanzitutto presenze oscure e inquietanti, Nel cuore dei satiri,ibridi mostruosi,metà uomini e metà cavalli (solo in età più tarda si attribuì loro una forma caprina), abitava una violenza selvaggia. E anche l'apparenza affascinante delle ninfe,che si presentavano come bellissime ragazze,nascondeva sempre qualcosa di minaccioso:chi entrava nel loro mondo misterioso rischiava di non uscirne mai più, di restare in eterno prigioniero del loro abbraccio,tanto seducente quanto mortale [...] Lo stesso flauto su cui Pan modulava le sue canzoni, la syrinx 'siringa',era il frutto di un tentato stupro:il dio aveva aggredito una ninfa,chiamata appunto Siringa,che per sfuggirgli si era tuffata in un fiume ed era stata trasformata in una canna. Proprio da quella canna Pan aveva tratto il suo strumento. [...] Violento e selvaggio, amante della musica e delle danze,ma anche del sesso, Pan era destinato a incontrare altre creature mitologiche che gli assomigliavano molto, anche sotto questo apetto:i satiri. Anche questi esseri frequentavano i boschi,le montagne,e i luoghi deserti. Lunghe orecchie d'asino,facce e corpi umani ma zampe e coda di cavallo,la loro natura oscillava tra il terribile e il grottesco,l'aggressivo e il giocoso. Non erano divinità,come il grande Pan,ma servitori di un dio ancora più potente di Pan:Dioniso,il signore dell'ebbrezza e dell'estasi, il dio del vino e delle illusioni. [...] Lo seguono animali feroci,come le pantere,sacre al dio. Accanto a lui c'è sempre una schiera di donne folli, le baccanti o menadi [...] Nei racconti e nelle immagini dell'antichità,anche i satiri sfilano spesso nel tumultuoso e variopinto corteo dionisiaco. Ci appaiono mentre danzano con una coppa in mano,in preda all'ubriachezza. Oppure mentre suonano l'aulos, lo strumento musicale sacro a Dioniso, simile al nostro oboe. Le note stridule dell'aulos,così dicevano gli antichi, agivano profondamente sull'emotività. Insieme alle percussioni dei tympana, i tamburelli,componevano il tappeto sonoro dell'orgia dionisiaca [...] Per i satiri contano solo gli istinti primordiali. Sono privi di freni inibitori,pensano solo al divertimento, come bambini impertinenti e capricciosi. Vogliono passare la vita a ballare,a bere vino e a fare sesso. Spesso ubriachi,inseguono per i boschi ogno baccante e ogni ninfa,con animalesca eccitazione. Grazie a questa natura,diventano anche figure perfette per un genere di teatri farsesco,molto popolare nell'Atene del quinto secolo,che va appunto sotto il nome di "dramma satiresco" [...] Nell'unico dramma satiresco che ci è pervenuto integro dall'antichità, Il ciclope di Euripide, i satiri sono i servitori di Polifemo. La loro prima preoccupazione è riuscire a bersi il vino che Ulisse ha portato nell'antro del mostro. Il loro altro chiodo fisso è il sesso. E, con morbosa curiosità,desiderano innanzitutto farsi raccontare dall'eroe com'è andata con Elena: ' dimmi,presa la giovane Elena, non ve la siete ripassata a turno,visto che a lei piace avere tanti amanti?' Del resto, si narrava che anche Zeus, per sedurre la mortale Antiope,si travestì da satiro.
I satiri potevano apparire come figure buffe e giocose, ma nei loro scherzi si annidava sempre una violenza brutale. La loro risata ebbra poteva,in ogni momento,mutarsi in un ghigno. Nella vita di Apollonio di Tiana, Filostrato racconta di una tribù di satiri fantasmi, che perseguitava gli abitanti di un villaggio nella remota Etiopia. I satiri assalivano le donne,le stupravano,le uccidevano [...] Anche l'incantevole bellezza delle ninfe nasconde insidie tremende. Le ninfe in apparenza non hanno nulla di mostruoso. I loro lineamenti sono perfetti,il loro corpo desiderabile, i loro volti irradiano luce. In genere, si riteneva che non fossero immortali come gli dei. Già il poeta Esiodo calcolava,in maniera favolosa,l'età delle ninfe: 'la garrula cornacchia vive la vita nove uomini,il cervo vive il tempo di quattro cornacchie,mentre il corvo invecchia quanto tre cervi. La palma poi vive per nove cervi. E per dieci palme viviamo noi ninfe dai bei riccioli'. Tuttavia, pur non essendo eterne, le ninfe partecipano dello splendore divino.[...] Ogni ninfa ha il suo paesaggio. A secondo del luogo in cui abitano, possono mutare anche i loro nomi. Le selve montane sono popolate dalle Oreadi (dal greco oros, montagna) che spesso vivono in simbiosi con un albero,come le Driadi o Amadriadi (da drys,quercia). Tutte le pozze e i corsi d'acqua sono dominio delle Naiadi:le sorgenti (pegai) appartengono alle Pegaiai,le fontane (krenai) alle Krenaiai,i fiumi (potamoi) sllr Potamides,paludi e laghi (limnai) alle Limnatides,e via dicendo. Nel profondo del mare vivono invece le cinquanta Nereidi, le figlie di Nereo,divinità acquatica che aveva il potere di assumere qualsiasi forma. Anche il cielo era popolato da ninfe: le Aurai,che si celavano dietro le brezze del vento. [...] In una preghiera che appartiene alla raccolta degli Inni Orfici, databili tra il secondo e terzo secolo avanti Cristo,un ignoto poeta celebra la gloria onnipresente delle ninfe con parole ispirate:

Ninfe, figlie di Oceano dal grande cuore,
che avete le case sotto i recessi della terra posati sull'acqua,
correte nascoste,nutrici di Bacco,ctonie,date grande gioia,
nutrite frutti,siete nei prati,correte sinuosamente,sante,
vi rallegrate degli antri,gioite delle grotte,vaganti nell'aria,
siete nelle sorgenti,veloci,vestite di rugiada,dall'orma leggera,
visibili,invisibili,ricche di fiori,siete nelle valli,
con Pan saltate sui monti,gridate evoè,
scorrete dalle rocce,melodiose,ronzanti,errate sulle montagne,
fanciulle agresti,delle sorgenti e che vivete nei boschi,
vergini odorose,vestite di bianco,profumate alle brezze,
proteggete i caprai e i pastori,care alle belve,dagli splendidi frutti,
che vi rallegrate delle sorgenti,delicate,che molto nutrite e favorite la crescita,
fanciulle Amadriadi,amanti del gioco,dagli umidi sentieri,
di Nisa,invasate,guaritrici,vi allietate della primavera,
con Bacco e Deò portate grazia ai mortali:
venite con animo lieto ai santi sacrifici
versando la corrente salubre delle stagioni che accrescono il nutrimento"

Estratto critico dal testo di Giorgio Ieranò, demoni mostri e prodigi - l'irrazionale e il fantastico nel mondo antico. Centocinquattotto pagine che scorrono leggere.
 E sia. 

martedì 6 novembre 2018

Ai confini della realtà

Alcuni episodi della serie che mi piacciono assai.
Ne seguiranno - commentati - altri.



Regalo di George per il mio ultimo compleanno. 
Liceo artistico e ora frequenta l'accademia.


perduto e ritrovato con gli interessi


Avevo smarrito il volume delle opere di Camus della Bompiani. Questa collana non esiste più. E in particolare questo volume è praticamente introvabile.
Pubblicato intorno ai primi anni del nuovissimo secolo (quale?) e pagato la cifra irrisoria di quindici euro e ventiquattro centesimi (ma perché anche ventiquattro centesimi?) per un totale di quasi millequattrocento pagine sottilissime.
Con questo volume in mano ho inchiodato diversi (presunti) intellettuali alle prese con conferenze celebrativo-criticose su Camus. Perché troppo spesso si pretende di parlare senza sapere. E quando si ha sotto mano praticamente l'intera opera di un autore, la controcritica può risultare - simultanare - chiara e piana. E feroce.
Il volume contiene il rovescio e il diritto,nozze,lo straniero,il mito di sisifo,lettera ad un amico tedesco,la peste,l'uomo in rivolta,l'estate,la caduta,l'esilio e il regno,discorsi di svezia.
E quasi per caso, in una cartolibreria dietro casa, come fondo di magazzino cosa scopro? Un altro pezzo interessante. Il primo volume delle opere di Antoine de saint-exupery (presente il piccolo principe?) contentente in particolare articoli,reportage,prefazioni,taccuini e corrispondenza. E di nuovo per quindici euro e ventiquattro centesimi, millecentoventi pagine.
Sul blog presto criticherò l'opera di Camus. Ho letto la peste e francamente non sono rimasto soddisfatto. Certo la lettura è pienamente sufficiente. Ma per un premio nobel non basta. Ma questa è altra storia e andrà raccontata un'altra volta.