sabato 15 dicembre 2018

Chi erano i greci?

Per caso ho trovato una copia del testo di Moses Finley, gli antichi greci - edizione quinta Einaudi anno 1968 - a prezzo stracciato, sei euro.
Un testo relativamente interessante, essenzialmente avente un apparato di minchiosa retorica ridotto rispetto ad altri testi ben più corposi (e costosi).
Nel testo cartine e fotografie in bianco e nero completano la lettura.
Il testo originale è del 1963.
Propongo qui il primo capitolo.

"Popolazioni di lingua greca provenienti dal nord immigrarono per la prima volta nella penisola greca all'inizio del II millennio a.c., quasi certamente prima del 1900 a.c. Qualunque fosse in quel momento il livello della loro cultura,esse contribuirono in ultimo a creare quella civiltà del bronzo del periodo 1400-1200 a.c., tecnicamente evoluta, che noi chiamiamo micenea e che aveva i suoi centri principali nel Peloponneso (la parte meridionale della Grecia continentale) in luoghi come Micene,Argo e Pilo. La recente decifrazione della loro scrittura sillabica - la cosiddetta lineare B - ha dimostrato che,almeno nei palazzi,la lingua era una forma primitiva di greco. E' stata una scoperta sorprendente, di cui tuttavia è facile esagerare le implicazioni. Nell'età della pietra e del bronzo,prima che entrassero in scena i Greci, i Balcani meridionali avevano avuto una lungo storia. Nulla è noto di ciò che accadde all'arrivo dei nuovi venuti, a parte le testimonianze dei resti materiali,che non rivelano alcuna fioritura d'innovazioni attribuibili agli immigrati. Al contrario,dovevano passare parecchi secoli ancora prima che si delineasse il brillante periodo miceneo,ed è impossibile distinguere nella sua genesi il contributo 'greco' da quello 'pregreco',proprio come è inutile cercare di discernere gli elementi etnici nella strirpe biologicamente mista che formava ora la popolazione. Non c'era correlazione diretta fra razza,lingua e cultura, così come non c'è stata in altre epoche o in altre sedi storiche. La civiltà micenea ebbe una fine piuttosto repentina verso il 1200 a.c., fine che secondo la maggioranza degli storici fu dovuta a una nuova immigrazione greca,quella dei Dori. I quattrocento anni che seguirono furono una 'età oscura' : oscura per noi,che ne sappiamo (e possiamo saperne) pochissimo. Viene fatto quindi di considerarla 'oscura' allo stesso modo che è invalso l'uso di definire  oscuri i secoli del medioevo: l'arte della scrittura scomparve,i centri di potenza perirono,si combatterono molte piccole guerre,tribù e gruppi minori si spostarono all'interno della Grecia o emigrarono oltre il mare Egeo in Asia minore: nel complesso le condizioni materiali e culturali decaddero notevolmente in confronto a quelle della civiltà micenea. Eppure,nonostante tutto ciò,non si può parlare solo di decadenza e di declino, perché proprio in questa età oscura,attraverso un processo che possiamo solo intravvedere vagamente nei ritrovamenti archeologici e nei miti narrati dai Greci più tardi, avvenne una grande rivoluzione tecnologica - l'avvento del ferro - e nacque la società greca. Il vecchio mondo miceneo,nonostante la lingua greca dei palazzi,era strettamente affine ai contemporanei stati orientali della Siria settentrionale e della Mesopotamia,fortemente centralizzati e burocratici. Il nuovo mondo, il mondo greco storico, era (e rimase) affatto diverso dal punto di vista economico,politico e culturale. C'erano elementi di continuità,s'intende,ma essi erano frammenti inseriti in un contesto nuovo e irriconoscibile. Furono conservate le pratiche e le conoscenze tecniche fondamentali dell'agricoltura,della ceramica e della metallurgia, e la lingua greca sopravvisse a questa trasformazione sociale,così come è sopravvissuta fino ad oggi a tutti i mutamenti successivi. Nella loro lingua i Greci non chiamarono mai se stessi 'Greci' (la parola deriva dal nome,Graeci,che davano loro i Romani). In età micenea,a quanto sembra,erano conosciuti come Achei (come risulta da documenti ittiti contemporanei),uno dei vari nomi che essi portano ancora nei poemi omerici,le più antiche opere letterarie greche sopravvissute. Nel corso dell'età oscura, o forse proprio alla fine di essa,il termine 'Elleni' sostituì definitivamente tutti gli altri, e 'Ellade' (Hellas) diventò il nome collettivo per i Greci nel loro insieme. Oggi Hellas è il nome di uno stato, come Francia o Italia; ma nell'antichità non c'era niente di simile,niente che gli Elleni potessero designare come 'il nostro paese'. Per loro l'Ellade era essenzialmente un'astrazione, come la 'cristianità' nel medioevo o 'il mondo arabo' ai giorni nostri, perché gli antichi Greci non ebbero mai unità politica o territoriale. Alla fine l'Ellade si estese su un'area enorme,comprendente il litorale del mar Nero ad est, le zone costiere dell'Asia minore,le isole dell'Egeo,la Grecia propria,l'Italia meridionale e la maggiora parte della Sicilia,e continuando ad ovest su entrambe le sponde del Mediterraneo fino a Cirene in Libia e fino a Marsiglia e ad alcune località costiere della Spagna. L'area può essere immaginata come una grande ellisse molto schiacciata,perché la civiltà greca crebbe e fiorì sul bordo del mare,non nell'entroterra. Si può indicare la posizione dei grandi centri,uno per uno,senza allontanarsi più di venti o venticinque miglia dalla costa. Tutto ciò che si trovava oltre questa fascia sottile era periferico,era terra da cui ricavare cibo,metalli e schiavi,destinata ad essere saccheggiata, a ricevere manufatti greci,ma non ad essere abitata da Greci se era possibile evitarlo. Tutti questi Greci sparsi a grandi distanze erano coscienti di appartenere a una sola cultura: 'la nostra comunanza di stirpe e di lingua,i nostri comuni templi degli dèi e i nostri riti,i nostri costumi affini' come scriveva Erodoto (VII,144). In realtà nella penisola greca e nelle isole dell'Egeo il mondo che essi abitavano era diventato interamente greco,fatta eccezione per gli schiavi stranieri, i forestieri di passaggio e qualche occasionale curiosità etnica come gli aborigeni dell'isola di Samotracia. Altrove le comunità greche coesistevano con altri popoli e ne erano circondate. Dove gli aborigeni erano più primitivi - come gl Sciti nella Russia meridionale o i Traci nell'Egeo settentrionale o i Siculi e Sicani in Sicilia - i Greci tendevano a imporre loro una dominazione economica e culturale e spesso anche politica. Quando invece si stabilivano nel territorio di un popolo progredito e ben organizzato,specialmente nell'impero persiano,essi dovevano accettarne la sovranità. Ma anche allora riuscivano a conservare una notevole autonomia,conducendo un modo di vita completamente grecoe conservando la loro autocoscienza ellenica. Civiltà comunque non significò mai,naturalmente,identità assoluta. C'erano differenze nel dialetto,nell'organizzazione politica,nelle pratiche del culto,spesso nelle idee e nei valori morali,differenze che erano più forti nelle aree periferiche ma non mancavano affatto neppure al centro. Tuttavia le differenze apparivano irrilevanti ai loro stessi occhi, se commisurate agli elementi comuni di cui essi erano ben coscienti. La lingua,per esempio,poteve avere differenze dialettali,ma un greco di qualunque luogo si faceva capire dovunque anche meglio d'un napoletano o siciliano incolto di oggi che si trovi a Venezia. Essi usavano tutti lo stesso alfabeto,adattato verso l'800 a.c. da una precedente invenzione fenicia,un sistema in cui i segni non rappresentavano le sillabe ma i suoni semplici della lingua,una scrittura completamente diversa dalla lineare B e uno strumento di scrittura molto superiore. E definivano chiunque altro,chiunque non parlasse il greco come lingua materna,con l'unico termine di 'barbaro' :un uomo dal linguaggio incomprensibile,che sonava come un 'bar-bar-bar'. I barbari non erano soltanto incomprensibil; molti Greci arrivarono a pensare che fossero inferiori per natura:tanto i civilissimi Egiziani e Persiani quanto gli Sciti e i Traci"

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