venerdì 30 novembre 2018

i demoni dell'oltretomba

" [...] E allora la fantasia si scatena nell'immaginare il paesaggio dell'aldilà. Nei territori del nulla,la mente disegna fiumi,laghi,foreste. Una maniera di riempire il vuoto. Ma, nella geografia del regno dei morti concepita dai greci,non c'è nulla di consolatorio. L'aldilà è un mondo gelido,buio,nebbioso,popolato di ombre vane,attraversato dal ghigno sinistro di creature mostruose e sottoposto alla tirannia inflessibile di un signore oscuro. Ade: così si chiamava il re dei morti e da lui prende il nome anche l'aldilà dei greci. Con Zeus e Poseidone,suoi fratelli,si era diviso le regioni del cosmo. Così era diventato il principe del mondo sotterraneo:un territorio immenso,infinito,sul quale neppure i signori dell'olimpo potevano esercitare il loro potere.
Il regno dei morti è collocato per lo più sottoterra.Abissi tremendi si aprono sotto i piedi degli uomini. Ancora più profondo dell'Ade,secondo i greci,esisteva il Tartaro,luogo remotissimo ed enigmatico in cui sarebbero rinchiusi i Titani sconfitti da Zeus. Per raggiungere il regno dei morti bisogna compiere un viaggio lunghissimo. [...] Omero, nell'Odissea,descrive lungamente il viaggio di Ulisse - re di Itaca - nell'aldilà. [...] Ulisse deve andare lontano,oltre l'oceano,e approdare a una riva dove ci sono una bassa spiaggia e boschi sacri a Persefone, la sposa di Ade. Qui sorgono alti pioppi e salici dai frutti che non maturano. [...] Le anime vengono guidate dal dio Hermes. Si muovono squittendo,come pipistrelli in un antro oscuro. Nel loro viaggio,varcate le correnti di oceano,costeggiano stirpi e luoghi favolosi: la rupe bianca,le porte del sole,il popolo dei sogni. Quello che caratterizza il paesaggio di Ade sono innanzitutto i fiumi. Il più famoso è l'Acheronte. Su questo corso d'acqua viaggia la barca di Caronte,il traghettatore dei morti,che trasporta senza sosta le anime da una sponda all'altra. Gli antichi citano poi il Flegetonte,il Piriflegetonte,il Cocito,lo Stige e vari altri. I defunti si muovono come silhouette evanescenti sullo sfondo di questa terra remota,sterile e oscura. Essi sono definiti dalla parola psyche, che letteralmente significa soffio e che solo più tardi significherà anima. Ma, in Omero, le psychai sono solo ombre,doppi volatili ed evanescenti della creatura vivente:figure fatte d'aria,prive di consistenza. Esse però possono tornare a parlare soltanto per una magia suggerita dalla maga Circe,cioè dopo aver bevuto sangue animale. Si accalcano perciò con grida sinistre intorno alla carcassa di una animale sgozzato da Ulisse:vogliono berne il sangue perché solo così potranno conquistare una sia pur precaria e provvisoria esistenza. Altrimenti, la loro condizione normale è un'inerzia sinistra. I defunti vivono assorti nella nebbia di un perenne oblio. Sono semplici spettri,vuoti simulacri. [...] Ci sono boschi,fiumi,laghi,praterie su cui fioriscono gli asfodeli,come sopra la terra. C'è una popolazione immensa. Ma tutto è cupo e spento. L'Ade non è nè un inferno nè un paradiso:è solo un limbo buio e oscuro. [...] Per i comuni mortali,la via per l'aldilà è senza ritorno. Il poeta Anacreonte, vissuto nel sesto secolo avanti cristo,in questi versi esprimeva con sobria essenzialità, l'universale paura della morte:

Biancheggiano già le mie tempie
e calvo è il mio capo;
la cara giovinezzza non è più,
e devastati sono i denti.
Della dolce vita ormai
mi resta breve tempo.
E spesso mi lamento
per timore dell'Ade.
Tremendo è l'abisso di Acheronte
e inesorabile la sua discesa:
perché chi vi precipita
è legge che più non risalga.

In questo abisso si muovono strane creature. Demoni che incarnano,con la loro figura,i diversi volti della morte. Il primo naturalmente è Thanatos, la morte in persona (ma in greco il sostantivo è maschile):è rappresentato come un giovane alato,dal viso angelico e malinconico. Raccoglie tra le sua braccia chi spira serenamente nel suo letto o chi muore da coraggioso sul campo di battaglia.
[...] I greci hanno immaginato tutta una schiera di demoni femminili che rimandano all'aspetto orrendo del morire,alla sofferenza dell'anima e allo strazio dei corpi. Ci sono per esempio le Chere. [...] Le scure Chere digrignavano i denti bianchi:spaventevoli,terrificanti,stillanti di sangue,orribili,muovevano lite sui caduti. Tutte bramavano bere il nero sangue. Il primo che afferravano,sia che giacesse a terra,sia che cadesse ferito,lo stringevano,artigliandolo con le grandi unghie, e l'anima scendeva ad Ade,nel gelido Tartaro. Quando i loro cuori erano sazi di sangue umano,gettavano dietro di sé il cadavere e si ributtavano nel furore della mischia. Simili alle Chere sono le Arpie,demoni alati,orrendi rapaci che straziano le carni degli uomini. Hanno corpi di uccelli con una coda di scorpione o di serpente. A parte la coda,assomigliano molto,nell'aspetto e nella natura,anche alle sirene,di cui costituiscono quasi un doppio. Non hanno,tuttavia,l'aspetto seducente e la dolcezza del canto che caratterizza le sirene. Le Arpie,infatti,sono orrende,mefitiche,puzzolenti. Il loro nome collettivo è connesso al verbo greco harpazo,che significa rapire,strappare. Omero le considerava demoni delle tempeste. [...] Anche le Erinni,di solito,erano rappresentate con le ali. Queste creature mostruose,assetate di sangue ,con serpenti al posto dei capelli,erano temibili divinità della vendetta,che punivano in particolare chi si rendeva colpevole dell'omicidio di un consanguineo. Figlie delle dea Notte,di norma dormivano nelle profondità dell'Ade. Ma il sangue dell'ucciso le ridestava e allora percorrevano la terra per inseguire l'omicida e straziarlo con i loro artigli e denti affilati. [...] Esse appaiono a volte come custodi dell'ordine cosmico. [...] Una funzione analoga era riservata alle Moire,le signore del destino. Non abitano nell'Ade, ma in un luogo remoto ai confini della terra. Sono immaginate come tessitrici:attraverso le loro mani passa il filo della sorte umana. Anch'esse sono di solito considerate tre. Cloto (la filatrice), Lachesi (la distributrice), Atropo (colei alla quale non si sfugge). Sono loro a decidere quando dipanare e quando spezzare il filo della vita. Nessuno,neppure Zeus,può dare loro ordini. Tre, ma secondo altri solo due,erano anche le Graie. Il nome significa 'le vecchie':erano infatti nate già anziane,con i capelli bianchi. Avevano un solo occhio e un solo dente che si scambiavano tra loro. Eppure, così dice il poeta Esiodo,il loro volto era bellissimo:ma questa stravagante bellezza non ne smorza,anzi ne accentua,la mostruosità. Sorelle delle Graie erno le Gorgoni. Avevano ali d'oro,mani di bronzo,capelli serpentiformi. Il loro volto era segnato da un ghigno orrendo che svelava denti giganteschi e aguzzi. Erano tre anche loro. Le prime due si chiamavano Steno ed Euriale,ed erano immortali. La terza, più famosa di tutte,era invece mortale:era la terribile Medusa,che pietrificava chiunque incrociasse il suo sguardo [...] Al di sopra di questa corte di demoni e mostri,sta una divinità terribile,che si muove tra il regno dei morti e le strade dei vivi. E' Ecate,signora della luna e delle magie,custode di tutto ciò che è oscuro e misterioso,suscitatrice del terrore,simbolo di ogni orrore. Ecate appartiene alla stirpe divina dei Titani:il suo potere è dunque più antico persino di quello di Zeus. Tutti gli uomini e tutti gli dei le si accostano con timore e tremore. Si riteneva avesse tre corpi e tre teste. Teneva sempre in mano una fiaccola e la sua apparizione era accompagnata dal latrare dei cani. Ecate percorreva il mondo senza sosta,come un dea vagabonda,seguita da un esercito di demoni e di fantasmi. I quali,a volte,in piena notte o nell'ora magica del meriggio,assalivano i viandanti sorprendendoli ai trivi,agli incroci delle strade. [...] Un personaggio racconta qui il suo incontro con la terribile divinità Ecate. L'uomo,che si chiama Eucrate,esordisce così:

Era il tempo della vendemmia e,a mezzogiorno,ho lasciato i vendemmiatori nel mio podere e me ne sono andato via, da solo,nel bosco,immerso in non so quali pensieri e meditazioni. Ero nel folto della macchia quando è cominciato un abbaiare di canime immaginavo che fosse Mnasone,mio figlio,che,come suo solito,si divertiva ad andare a caccia nel fitto della boscaglia con gli amici. Non era così però:infatti,poco dopo,accompagnata da un terremoto e da un boato come di tuono,ecco apparire e avvicinarsi una donna dall'aspetto spaventoso,alta almeno novanta metri. Teneva una torcia accesa nella mano sinistra e nell destra una spada che sarà stata lunga dieci metri. La parte inferiore del corpo non terminava con dei piedi ma dei rettili e sopra assomigliava a una Gorgone,per lo sguardo e le fattezze terrificanti. Al posto dei capelli aveva dei serpentelli che le scendevano a mo' di riccioli tutt'intorno al collo e alcuni le si avvolgevano in spire fin sulle spalle. Vedete bene,amici,come ancora adesso,mentre lo racconto,mi viene la pelle d'oca"

Giorgio Ieranò, demoni,mostri e prodigi. Estratto critico pagg. 57-64

8 commenti:

  1. sei un matematico inusuale sai?
    perchè ami i classici greci e latini..pur non essendo suffragato da studi in merito..
    da dove nasce questa passione??

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    1. infatti mi scambiano sempre per un insegnante di lettere e filosofia :) probabilmente c'è molta matematica nascosta dentro la letteratura così come nella grammatica generativa (ma esiste pure la grammatica relazionale). Sono curioso di tutto. C'è da dire che già a 10 anni studiavo anatomia umana su un testo universitario ricevuto in regalo. Insomma non ero proprio un bambino "normale" . Sono poi una puttana delle biblioteche (la definizione forse è originale, forse no), frequentate già dalla scuola media, dove insieme al mio migliore amico compagno di classe (ma oggi da parte sua tutto questo è perduto,dimenticato; perché?) dibattevamo di filosofia. Oppure alle superiori camminando lungo la ferrovia (prospettiva meravigliosa; mai provato? Attenzione ai treni di passaggio..) chiedendomi il senso della vita con altri amici. Che trip. E non è ancora finito. Sono poi un matematico costruttivista, opposto alla corrente dei formalisti. Ci sono nato così, successivamente (a spese mie) ho scoperto le differenze.

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    2. beh sei nato bene..a mio avviso..
      anche io mi interrogavo sull'esistenza da piccola..ma non trovavo risposte nè condivisioni in nessuno..
      lungo la ferrovia..mai stata..
      scusa la mia ignoranza ma cosa sono le due correnti della matematica?

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    3. Anche io devo ancora avere risposte e condivisioni. Le due correnti meritano un post indipendente :)

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  2. Le letture classiche affascinano sempre, sono i fantasy di allora e a me piacciono tanto. Buona giornata.
    sinforosa

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  3. Complimenti per il testo , è molto interessante , ogni civilta' vede la morte con occhi diversi , sai, ne sono rimasta affascinata dopo aver visto la mostra di Nalini Malani , l'aldilà visto come una sorta di mostro pauroso , pronto a sbranare le membra . C'e' una parte della mostra della quale ne ho fatto forse una foto , dello smembramento dell'essere , questo a dire il vero mi ha impressionata non poco ,non per la paura della morte in se stessa , ma per il racconto di come lo
    propongono . Come molto importante è stato il racconto molto sintetizzato ( che perdona ma difficile da ricordare )della storia di Cassandra . Ne ho trovato in rete un testo bellissimo nella sua tragicità :

    http://www.leusso.it/it/articolo/cassandra-e-il-dramma-della-incomunicabilit%C3%A0

    Penso che tutto ciò che riguarda l'oscuro aldilà sia oggetto di curiosità e che affascini in ogni modo tutti noi .

    Un saluto buona giornata

    Rosy

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    1. La morte che turba e affascina e il suicidio per averla gratuitamente. Che viaggio.

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