martedì 24 aprile 2012

psicodramma analitico e..sanità mentale

Nei testi di psicologia clinica raramente ho incontrato definizioni interessanti in merito alla sanità o equilibrio mentale di un individuo; quando presenti risultano quantomeno costruite ad hoc in seno ad una particolare teoria della mente (cui fa riferimento ovviamente la scuola psicoanalitica relativa). Vediamo una definizione in un testo recente di psicologia clinica relativo al concetto di psicodramma analitico.

"Lo psicodramma analitico sembra essere una tecnica assai efficace per curare molte patologie da quelle più lievi a quelle più gravi. Vediamo perché. Nel mio lavoro clinico cerco di enfatizzare il senso del funzionamento complesso del "Sé". Mi sono convinto che il sistema psicodinamico delle emozioni possa essere visualizzabile immaginando metaforicamente piani teatrali nei quali alcuni personaggi aggluminati tra loro (Bleger) dialogano con l'Ego. Tali personaggi sono a loro volta costituiti dai vari interlocutori emotivamente significativi che il soggetto ha incontrato in precedenza,cioè dalle esperienze più arcaiche a quelle più recenti. Le immagini mentali dei personaggi occupano uno spazio emotivo e psichico sulla base dell'importanza e,in questo modo,influenzano l'Io. L'istanza dell'Ego va concepita come una metafora derivante dall'estendibilità psichica del sistema nerovoso centrale,nel suo funzionamento superiore psicoemotivo che genera lo psichismo. Tale punto di vista suggerisce,per quanto riguarda il lavoro dello psicodramma psicodinamico, che ogni sintomo sia riconducibile a manifestazioni di complessi e antichi incontri, o contatti che si suppone siano la causa e la base della stessa patologia. Mi riferisco all'egosintonia, per cui l'Ego simbiotico e fusionale di fronte a certi eventi non è in grado di funzionare nel reale,cioè nel contesto teatrale attuale. La psicoanalisi,ma in particolare lo psicodramma psicoanalitico,offre uno spazio transizionale integrativo tra il passato e il presente-futuro e dovrebbe gestire,in un breve-lungo continuum,parti del Sé mal funzionanti o congelate. Certi fantasmi sono,dunque,incistati e nascosti all'interno di uno o più teatri affettivi del Sé. Con la metafora del Sé intendo l'immagine soggettiva e complessiva del Me. All'origine esso trae il proprio nucleo dall'auto-riconoscimento allo specchio e,in seguito,si rafforza con il feedback che l'interazione psicosociale (gratificante/frustrante), può restituire. Mi sembra utile rappresentare il Sé come una sorta di struttura somatopsichica complessa che non corrisponde all'Ego, lo sottende. L'Ego, come un regista organizza e crea progetti. Paragono il Sé come a una struttura come se fosse un edificio all'interno del quale sarebbero impresse epoche situazionali,sorte anche nel tempo di un flash,sino ad alcuni anni.Tali situazioni, che funzionano come contesti e set teatrali,ospitano a livello psichico personaggi che agiscono,anche nella persona non patologica,come voci interne che hanno il potere di influenzare l'Ego. Tali dialoghi derivanti dai vari personaggi suggeriscono azioni,sgridano,assolvono,gettano  in stato di vergogna,creano amarezza,insomma bersagliano l'Ego con tutte le emozioni,tutte quelle che si sono attivate e che derivano dall'impatto con gli interlocutori significativi introiettati. All'inizio della vita,però,tali contatti non sono ancora mentalizzabili dall'apparato mentale,e tanto meo da questo elaborabili. Con la nascita,la sensorialità rimane impressa nella memoria implicita (nell'amigdala che abita nel sistema limbico,l'area sinistra del mesencefalo deputata agli affetti). Alcuni incontri con sensazioni vive,sollecitate anche dai neuroni specchio che attivano empaticamente le identificazioni introiettive e proiettive delle emozioni,non sono mai state rimosse,proprio perché non sono mai state memorizzate a livello cognitivo. Sostengo,quindi,che i personaggi psichici assimilati rappresentino il risultato mediato e accomodato (vedi Piaget) di una somma di esperienze sensoriali e,in un secondo tempo,di incontri significativi fino a quando divengono pensabili. Tale concetto non è lontano da quanto suggerisce Bion a proposito del bambino quando sperimenta una preconcezione insatura e cerca l'incontro con il seno;ciononostante,penso che gli incontri significativi del bambino si rivelino molteplici assai prima dell'incontro con il seno. Per Bion il seno, o il suo sostituto,genera la realizzazione di un primo Sé primitivo. Ipotizzo che il Sé,in seguito,sia destinato a rafforzarsi grazie all'autoriconoscimento allo specchio (vedi Lacan), e anche in virtù dei successivi importanti incontri con situazioni e feedback psicosociali. All'interno dei vari piani teatrali della mente,ogni fantasia,pensiero,scelta,azione può generare conflittualità o richiedere applicazione dialogica ogni qualvolta alcuni specifici contesti affettivi appaiano prioritari nel nostro mondo interno. Se tale mediazione non avvenisse,saremmo intossicati dai fantasmi che,per esempio nella mente degli psicotici,occupano nettamente lo spazio interno. Nella persona sufficientemente sana le fantasie prevalgono sui fantasmi che scorrono in quasi tutti i settori della mente"

Si noti come si utilizzi l'avverbo "sufficientemente" e la presenza viscosa dello specchio come generatore e catalizzatore. Chissà quante volte da bambino mi sono riconosciuto allo specchio. Lo specchio non mi convince,infine.

"Alcuni piani affettivi,che corrispondono ad altrettanti teatri affettivi,dei quali il Sé è costituito,sono organizzati attorno ad alcuni stimoli-guida. Questi stimoli sensoriali di natura puntiforme (Bick),promuoveranno sensorialità riguardante odori,sapori,luminosità,coloritura,sensazioni termodinamiche,di natura propriocettive,stati di secchezza-umidità,caldo-freddo,stati sensoriali di tipo gelatinoso,solido,morbido,soffice,duro,aspro,graffiante,pungente ecc.,a quelle sensazioni già di qualità psichica buono-cattivo,generoso-egoista,pavido-coraggioso. Il tempo consentirà al cervello,le cui vie nervose a quel punto saranno mielinizzate [sic],di far funzionare la mente come apparato per pensar. In altre parole, a quel punto la mente è in grado di intervenire per aiutare il corpo,che appesantito da stimoli stressanti,tenderebbe ad ammalarsi o a ecclissarsi come corporeità inesistente (vedi Ferrari,L'eclissi del corpo). La mente interviene,allora,per elaborare situazioni più o meno traumatiche,o comunque intossicanti per l'organismo. A questo punto,si può rafforzare l'Ego,alimentando un circolo virtuoso,attraverso l'operare psichico del sistema nervoso centrale che svolge funzioni adatte all'organismo a seconda delle proprie capacità. Penso che il psicodramma psicoanalitico sia un eccellente strumento,che si svolge all'interno di uno spazio tempo circoscritto che attualizza in concreto eventi del passato nel qui e ora delle sedute. La tecnica è in grado di promuovere con successo l'elaborazione dei fantasmi trasformandoli in fantasie nutritive. Accedendo,anche mediante il transfert,ai personaggi perversi,distruttivi introiettati,quelli che influenzano l'Ego,lo psicodramma analitico non deve puntare alla consapevolezza,alla coscienza,al passaggio dall'inconscio al conscio,dall'Es irrazionale all'Io razionale,al Super-Io morale,ma soltanto alla metabolizzazione delle esperienze,nelle quali i fantasmi predominano nel Sé e bloccano le alternative del pensiero,la libertà di questo e la sua creatività [...] La consapevolezza, di per sé, non porta ad alcun miglioramento effettivo,caso mai può aiutare ad occuparsi in seguito di se stessi. Al soggetto può essere interdetto il sentire,anche quando sarebbe opportuno cambiare con alternative che propongano l'ascolto dei propri desideri autentici. Essere consapevoli può fare imboccare la via dell'intellettualizzazione e della razionalizzazione,non a costruire un processo clinicamente migliorativo. I colleghi che adottassero,senza accorgersi,la strategia di  cura basata sull'intento che mira alla semplice consapevolezza,pur evidenziano nei pazienti aspetti reali,rischierebbero quel che i chirurghi rischiano quando riferiscono che l'intervento si è svolto perfettamente, ma il malato è inaspettatamente deceduto. Penso che lo psicoterapeuta analitico dovrebbe,invece,funzionare accettando di stare nella posizione di quel personaggio al quale il paziente stesso lo designa nell'interpretare la scena del suo transfert,con l'opzione di creare possibili e graduali alternative costruttive. Tale atto di cura mira a promuovere un dialogo alternativo al copione rigido del passato del paziente,al fine di trasformare i bisogni onnipotenti e urgenti in una condizione di spazio di ascolto nel quale si armonizzano e si recuperano gli autentici desideri. Il paziente dovrebbe avvicinarsi alla posizione di chi governa il reale considerando la propria vita come unica e,per quanto longeva,limitata,perché solo all'interno di un tempo definito è possibile realizzare i propri desideri [...]"

Al lavoro con lo psicodramma psicoanalitico
dalla pratica del "gioco" alla formazione ed educazione del gruppo
a cura di Roberto Pani,Cinzia Carnevali
pagg. 7-9

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