sabato 7 settembre 2013

appunti di taoismo

Continuo la citazione di Alan Watts. Seguirà critica interlineare. Quello che segue è taoismo classico, con citazione dai testi di riferimento pure essi classici. Leggere e meditare, con occhio critico ovviamente; il taoismo non è esercizio passivo dell'intelletto.

"Il Tao. "Il Tao è quello da cui non si può deviare; quello da cui si può deviare non è il
Tao” Questa frase, tratta dal Chung Yung (dottrina del mezzo), fa pensare che non vi è
analogia tra il Tao e le idee occidentali di Dio, e della legge divina o naturale, alla
quale si può obbedire o disobbedire. Le persone cercano di forzare i problemi
soltanto quando non si rendono conto che ciò non può essere fatto – che non vi è
modo di deviare dalla corrente della natura. Noi potremmo forse immaginare di
essere al di fuori, o separati, dal Tao e perciò in grado di seguirlo o meno; ma
proprio questa immaginazione è essa stessa nella corrente, poiché per essa non vi
è altra via che non la Via. Per amore o per forza noi siamo questa cosa ed andiamo con essa.
Tao è soltanto un nome per quello che avviene o, come lo esprime Lao-tzu:
“Il Tao di cui si può parlare non è l’eterno Tao”.
Traduttori diversi lo hanno chiamato Via, Ragione, Provvidenza, Logos, e persino
Dio, anche se la parola deve essere intesa nel suo senso più lato. Tuttavia, bisogna
che sia chiaro fin dal principio che il Tao non deve essere inteso come “Dio” nel
senso del governante, del monarca, del comandante, architetto, e fattore
dell’universo. L’immagine del signore supremo militare e politico, o quella di un
creatore esterno alla natura, non ha alcuno spazio nell’idea del Tao.
Eppure il Tao è la più certa ed ultima realtà ed energia dell’universo,
il terreno dell’essere e del non-essere.
Il Tao possiede realtà e prove, ma non azione e non forma. Esso può essere trasmesso
ma non può essere ricevuto. Può essere ottenuto ma non può essere visto. Esso esiste in
sé e per sé. Esisteva prima del cielo e della terra, ed invero da tutta l’eternità. Esso fa sì
che gli dei siano divini e che la terra sia stata prodotta. Esso è sopra lo zenith, ma non è
in alto. È al di sotto del nadir ma non è in basso. Sebbene antecedente al cielo e alla
terra, non è antico. Sebbene più vecchio di quanto c’è di più antico, non è vecchio.(Chuang-tzu)
L’immagine associata al Tao è materna, non paterna. C'era qualcosa di caotico e perfetto
prima che il cielo e la terra nascessero. Silenziosa, vuota, sta da sola e non cambia.
Gira intorno instancabile. Si può considerare la madre dell'universo.
Io non conosco il suo nome, ma la chiamo Tao. (Lao-tzu)
Lungi dall’essere l’agente attivo, il soggetto del verbo, il fattore e il creatore delle
cose. “il Tao non fa nulla, ma nulla è lasciato non-fatto” Esso ha il potere della
passività per il quale sono sempre state famose le donne.
Chi conosce il (suo lato) maschile ma conserva il (suo lato) femminile
Diventa l’impluvio del mondo. Essendo l’impluvio del mondo,
la virtù non lo abbandona mai; ritorna allo stato di infante.
Chi conosce il bianco ma si attiene al nero (diventa) il modello del mondo.
Essendo il modello del mondo, la virtù non gli difetta mai; ritorna all’illimitato... (Lao-tzu)
Perciò il Tao è il corso, la corrente, il lasciarsi andare, o il processo della natura,
ed io lo chiamo la Via dell’acqua che scorre perché sia Lao-tzu che Chuang-tzu
usano come metafora principale di questo lo scorrere dell’acqua. Il Tao non può
essere definito a parole e non è né un’idea né un concetto. Tuttavia, come dice
Chuang-tzu, “Può essere raggiunto ma non può essere visto”, o, in altre parole,
sentito ma non concepito, intuito ma non categorizzato, divinato ma non
spiegato. Il gioco della scienza e della filosofia occidentale consiste nell’intrappolare
l’universo nella rete delle parole e dei numeri, cosicché c’è sempre la tentazione di
confondere le parti, o le leggi, della grammatica e della matematica, con le reali
operazioni della natura... I nostri pensieri – anche se è inteso che lo facciano –
non rappresentano necessariamente alberi e rocce. I pensieri crescono nel
cervello come l’erba nei prati... Anche se il pensiero è nella natura, non dobbiamo
far confusione tra le regole del gioco del pensiero ed i modelli della natura.
Ciò che noi traduciamo “natura”, per i taoisti è tzu-jan e sta a significare
“spontaneo”, ciò che è così di per sé.
Sedendo quietamente, senza far nulla,
viene la primavera e l’erba cresce da sé. Sincronicità.
Nella visione taoista, ogni cosa-evento è ciò che è soltanto in relazione con tutti
gli altri. La terra, ed ogni più piccola cosa su di essa, inevitabilmente va col sole,
la luna, le stelle. Ha bisogno di essi proprio come ha bisogno dei propri elementi,
dei quali consiste. Al contrario, il sole non avrebbe luce senza gli occhi, e neppure
“esisterebbe” l’universo senza la coscienza e viceversa. È questo il principio del
“reciproco nascere” (hsiang sheng) che viene spiegato nel II capitolo del Tao Te
Chinh. Il principio è che se ogni cosa è lasciata andare secondo la propria strada,
l’armonia dell’universo verrà stabilita, per il fatto che ogni processo del mondo
può “fare la sua propria cosa” soltanto in relazione con tutte le altre.
L’individualità è inseparabile dalla comunità.
In altre parole l’ordine della natura non è un ordine forzato; non è il risultato di
leggi e comandamenti il cui esistere è costretto ad obbedire attraverso la violenza
esterna, poiché nella visione taoista non esiste un mondo rigidamente esterno. Il7
mio interno sorge reciprocamente al mio esterno, e sebbene queste due cose
possano differire non possono essere separate.
Perciò la “propria strada” di ogni cosa è la “propria strada” dell’universo, del Tao.
A causa della mutua interdipendenza di tutti gli esseri, essi si armonizzeranno se
lasciati soli e non forzati. E questa armonia emergerà da sé “tzu-jan”, senza
forzature esterne... Al di fuori del mondo umano, l’ordine della natura va avanti
senza consultare libri – ma la nostra umana paura è che il Tao che non può essere
descritto, l’ordine che non può essere messo dentro i libri, sia il caos.
Se il Tao significa l’ordine ed il corso della natura, la domanda è, allora, quale
genere di ordine? Lao-tzu usa il termine “hun” – oscuro, caotico, turgido – per lo
stato del Tao. Questa oscurità è da intendere con quello che è profondo, oscuro,
misterioso antecedente ad ogni distinzione tra ordine e disordine – cioè, prima di
ogni classificazione e nomenclatura delle forme del mondo.
Il Tao di cui si può parlare non è l'eterno Tao;
il nome che può essere nominato non è l'eterno nome.
"Non-essere" è il nome che diamo all'origine del cielo e della terra,
"essere" è il nome che diamo alla madre di tutte le creature.
Quindi: Di ciò che sempre non è ora vedremo i portenti, di ciò che sempre è
ora vedremo i confini. Pur avendo nomi differenti, i due hanno origine comune.
Ciò che hanno in comune, lo chiamo "oscuro",
oscuro e ancora più oscuro, la porta di tutti i portenti.
Il caos di hsüian (oscuro) è la natura del mondo prima che ogni distinzione fosse
stata contrassegnata e chiamata per nome.
In Chuang-tzu troviamo:  Quando l’acqua è calma, è come uno specchio che riflette la barba e le sopracciglia. Dà la precisione del livello dell’acqua, ed il filosofo ne fa il suo modello. E se perciò l’acqua deriva la sua lucentezza dalla calma, quanto ancor più le facoltà della mente? La mente
del Saggio stando in riposo diviene lo specchio dell’universo, il riflesso di tutto il creato.
Il Tao è lo scorrevole corso della natura e dell’universo; “li” è il suo principio di
ordine che possiamo tradurre nel miglior modo come “modello organico”, e
l’acqua è la sua eloquente metafora. La ragione per cui il Tao e i suoi modelli ci
sfuggono è il fatto che essi sono noi stessi e noi siamo.
Come una lama che taglia ma non può tagliare se stessa; Come un occhio che vede ma non può vedere se stesso. (dallo Zenrin Kushu) Guardando il nucleo dell’atomo noi cambiamo il suo comportamento, e nel nostro osservare le galassie esse ci sfuggono – e nel cercare di rappresentare il cervello,
l’ostacolo consiste nel fatto che noi non possediamo strumento più raffinato del
cervello stesso. Il maggiore ostacolo alla conoscenza oggettiva sta proprio nella
nostra presenza soggettiva. Non c’è niente per essa, allora, ma soltanto il
confidare nel Tao ed andare con esso come sorgente e terreno nel nostro proprio
essere che “può” essere raggiunto ma non visto. Il Tao non è considerato come il padrone e il creatore del nostro universo organico. Esso può forse regnare ma non governa. È il modello delle cose ma non
una legge imposta. Perciò leggiamo nel libro Han Fei Tzu (III secolo a.C.)
Il Tao è quella cosa per cui tutte le cose sono così, e con la quale tutti i principi
concordano. I principi (li) sono i segni (wen) delle cose completate. Il Tao è quella cosa
per cui tutte le cose divengono complete. Perciò si dice che il Tao è quella cosa che dà i
principi. Quando le cose hanno i loro principi, l’una cosa non può essere l’altra... Tutte le
cose hanno il loro proprio differente principio, mentre il Tao porta i principi di tutte le
cose ad un unico accordo. Perciò esso può essere tanto una cosa che l’altra, e non una
cosa soltanto. Se ogni cosa segue il proprio li essa si armonizzerà con tutte le altre cose che
seguono i loro, ma non a causa di una regola imposta, ma per una mutua
risonanza (ying) ed interdipendenza. Vedere come un tutto l’universo, costituisce un’armonia o simbiosi di modelli che non possono esistere gli uni senza gli altri. Tuttavia quando esso viene esaminato
parte per parte troviamo il conflitto. Il mondo biologico è una società che si
divora reciprocamente in cui ogni specie è preda di un’altra... Per questa ragione
ognuno che si propone di governare il mondo mette tutto, e specialmente se
stesso, in pericolo. Quelli che vorrebbero prendere il mondo e governarlo
Io vedo che non possono afferrarlo; perché il mondo è un recipiente spirituale
e non può essere forzato. Chiunque lo forza lo guasta. Chiunque lo afferra lo perde.
Proprio come ogni punto della superficie di una sfera può essere considerato
come il centro della superficie, allo stesso modo ogni organo del corpo ed ogni
essere del cosmo può essere visto come il suo centro e il suo governante. È simile
al principio Hindu-Buddhista del karma – cioè che ogni cosa che accade a te è
una tua propria azione o fatto. Perciò in molti stati dell’esperienza mistica o della
coscienza cosmica la differenza tra quello che tu fai e quello che ti accade, il
volontario e l’involontario, sembra scomparire. Questa sensazione può essere9
interpretata nel senso che ogni cosa è volontaria – che tutto l’universo è una tua
azione ed un tuo desiderio. Non c’è governante e niente è governato. Quello che avviene accade
semplicemente di per sé (tzu-jan) senza spingere o tirare, poiché ogni spingere è
anche un tirare ed ogni tirare è uno spingere, come nell’uso del volante. Questo è
il principio del “reciproco nascere” hsiang sheng. Come l’universo produce la
nostra coscienza, la nostra coscienza riflette l’universo; e questa realizzazione
trascende e chiude il dibattito tra materialisti ed idealisti (o spiritualisti),
deterministi e volontaristi, che rappresentano lo yin e lo yang dell’opinione
filosofica. Molti potrebbero obiettare che questa visione dell’universo abroga la legge
fondamentale di causa ed effetto ma, la nozione di causalità è semplicemente un
modo incompleto di mettere insieme le varie tappe di un avvenimento che noi
vediamo distinto e separato. In realtà, un solo singolo avvenimento è l’universo
stesso. Li, non la causalità è la spiegazione razionale del mondo.
La conoscenza degli antichi era perfetta. Quanto perfetta? Innanzitutto, essi non
sapevano che c’erano le cose. Questa è la conoscenza più perfetta; non si può
aggiungere altro. Poi essi sapevano che c’erano le cose, ma non facevano ancora
distinzioni tra di esse. Alla fine, essi fecero delle distinzioni tra di esse, ma non
elaborarono ancora giudizi su di esse. Quando i giudizi furono elaborati, il Tao fu
distrutto. E ancora: L’universo arrivò ad essere insieme con noi; con noi, tutte le cose sono una.3
Concepire il Tao come energia inconscia è tanto fuori strada quanto il concepirlo
come un governante in persona (o Dio). Il Tao è semplicemente inconcepibile.
Tuttavia, se il Tao è inconcepibile, a che serve avere la parola e non dire niente su
di esso? Semplicemente perché noi sappiamo intuitivamente che esiste una
dimensione di noi stessi e della natura che ci sfugge poiché è troppo ristretta,
troppo generale e troppo onnicomprensiva per essere distinta come oggetto
particolare. Questa dimensione costituisce il terreno per tutte le forme ed
esperienze stupefacenti delle quali noi siamo coscienti. Poiché siamo coscienti,
ciò non può essere inconscio, sebbene noi non siamo consci di ciò – come di una
cosa esterna. Il bambino guarda le cose tutto il giorno senza essere strabico e sgranare gli occhi; ciò
avviene perché i suoi occhi non si focalizzano su nessun oggetto in particolare. Egli va
senza sapere dove sta andando, e si ferma senza sapere quel che sta facendo. Egli si
immerge in quanto lo circonda e va insieme con esso. Questi sono i principi dell’igiene
mentale.

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