martedì 27 agosto 2013

l'arte o disposizione del cambiamento

Dal blog di moky, già qui linkato,estraggo questo frammento di post, in merito al "cambiamento":

"Faccio un passo indietro.
Nel 1978 avevo 12 anni, mi ricordo le campagne pro e contro la legge 194 abbastanza vagamente, ma  quello che ricordo con chiarezza era il mio essere, allora, assolutamente contraria all'aborto; e' una posizione giustificabile e forse anche normale in una bambina, con praticamente zero esperienza di vita, e una visione del mondo in bianco e nero; da ragazza mi era impossibile considerare compromessi, non vedevo le sfumature, e cresciuta con un'educazione piuttosto rigida e cattolica secondo cui assenza di virtù significa solo presenza di peccato, scoppiavo di rettitudine e di presunzione. L'aborto ferma un cuore che batte. Punto.

Poi ho vissuto, ed ho iniziato a riconoscere le nuances, la vita in technicolor, ho letto storie e conosciuto persone per le quali non c'erano altre scelte, perché comunque ho capito che, nonostante ancora oggi pensi che non sia una scelta che farei, e comunque mai dire mai, ecco, ho capito che si tratta proprio di questo, di una scelta. Discutibile magari, ma personale, la cui legislazione dovrebbe essere non solo priva di influenze religiose, ma anche guidata dalla scienza, lasciando poi a noi donne il diritto di fare o di non
 fare questa scelta."


A prescindere dal contenuto oggettuale (l'aborto), irrilevante in questa sede,mi preme sottolineare un fenomeno interessante,il mutamento che spesso avviene dentro alcuni di noi. Poiché ho già ribadito la mia sostanziale locale continuità (niente vuoti o discontinuità), ovviamente al netto delle conoscenze indotte dall'esperienza,non posso non sorprendermi di fronte a questa dichiarazione di cambiamento, indirizzo verso una nuova visione delle cose, contestualmente positiva rispetto al passato. Qui però non riesco a decidere se il nucleo originario dell'individuo in questione sia esso stesso una catena evolutiva,in questo caso positiva (almeno per chi ha scritto il post) oppure qualche evento esogeno abbia costruito strutture rilevanti che solo successivamente hanno interagito per costruire la nuova realtà originale (non escludendo fenomeni olistici,tanto cari ad ilaria; vedi anche suo blog già linkato). Per quanto mi riguarda, come già affermato in precedenza, ciò che mi ha ucciso è una sorta di mutamento opposto per specie e genere a quello espresso nel frammento di post; la mia condizione post mortem, più vitale della precedente,è simile al risultato di un riavvio del sistema per causa di blocco ad opera di un virus malevolo (chi non ha mai sperimentato l'esperienza sui vari windows? Non aggiungo altro per non turbare le anime dei ben disposti all'acquisto di costosi antivirus...). In questo caso, per converso appunto,il nucleo originario sembra una disposizione bivalente, peraltro non comune tra i bambini. Ma occorre prendere atto dell'esperienza e indagare. V'è una chiara anamnesi, impietosa nel circoscrivere i limiti del vitale:

"
da ragazza mi era impossibile considerare compromessi, non vedevo le sfumature, e cresciuta con un'educazione piuttosto rigida e cattolica secondo cui assenza di virtù significa solo presenza di peccato, scoppiavo di rettitudine e di presunzione. "

Dunque impossibilità d'uno spirito critico legato alla maturazione psicologica? Educazione cattolica rigida? Gli aggettivi infine non propendono per una chiusura definitiva del problema; rettitudine e presunzione richiamano inestricabili tensioni emotive. Ma l'emotività non è in grado di giustificare una spinta al mutamento. Alla fine s'imparerebbe dal vissuto, da un contesto improvvisamente riconosciuto come colorato (cecità a lieto fine?), una consapevolezza di una "scelta" maturata secondo criteri che non sono dati. La curiosità mi assale ancor più forte. Conoscere i meccanismi della transizione sopra delineata - posto che siano intelleggibili - potrebbe evitare nuove catastrofi retroattive al contrario. Per buona pace della mia spiccata empatia e della qualità di questa mia nuova vita dopo la vita. Sono aperte spiegazioni di ogni sorta. Tra i tanti disastri involutivi, sono pronto a citare ogni altra distrazione evolutiva, come questa, capace di limitare i danni e financo evitare la tragedia. Come per i bambini scomparsi, lasciatemelo dire, sono ben accette le segnalazioni per aiutare le ricerche.
Concludo ricordando come sia ben noto in ambito sociologico e antropologico la presenza di miti e credenze che spesso segnano la fine dell'infanzia e l'ingresso nell'età adulta a spese della prima,con danni ingenti quando non mortali; e se il soggetto sopravvive, in agguato v'è la noia e l'indifferenza del post moderno. Il solito being flat dell'uomo ad una sola dimensione. Alla faccia della rettitudine e presunzione.

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