sabato 31 agosto 2013

bambini e medioevo

"[...] Di fatto,statisticamente,abbiamo visto che ci sono molti bambini,forse troppi nelle famiglie al limite della sottoalimentazione,dove la madre,nonostante temporanee amenorree,resta a lungo feconda. Va anche ricordata la spaventosa mortalità infantile che miete forse un terzo dei bambini nei cinque primi anni di vita; [...] Il livre des Manières prende come esempio la contessa di Hereford,ma lo studio delle genealogie o delle famiglie di re o di mercanti che possediamo - dai Capetingi al mercante di Limoges Etienne Benoist -, l'esplorazione dei cimiteri,ce ne hanno dato la triste certezza. Il numero dei figli, il fatto che essi siano spesso dei "morti in sospeso" (R. Fossier) , hanno attenuato l'amore paterno e materno? Filosofi,storici dell'arte o delle idee hanno segnalato da un pezzo il fatto  che il Medioevo pareva caratterizzato da una grande "indifferenza al bambino": le numerosissime rappresentazioni di Gesù sono infatti prive di espressione,buttate giù alla meno peggio,simboliche; gli angeli, prima della comparsa dei putti del Rinascimento,sono dei piccoli adulti con le ali. Ben pochi artisti o scrittori hanno pensato a osservare e rappresentare i bambini com'erano in realtà. Quanto al vocabolario concernente la prima infanzia, non è, per lo meno in francese,molto preciso. Si parla di bambino piccolo (petit enfant), ma l'espressione ragazzo (jeune infant) designa l'adolescente non sposato; il termine bambino (enfant) si applica in genere a chi ha meno di 13-15 anni, che è la maggiore età nel diritto germanico. Si può tuttavia dedurne che l'amore paterno e materno non esiste e che bisogna attendere l'inizio del Rinascimento perché il bambino abbia diritto di cittadinanza nella società medievale? E' probabile che il sentimento provato per il bambino abbia subito,nell'espressione,le stesse costrizioni dell'amore coniugale,costrizioni che frappongono altrettante cortine alle indagini dello storico. Viviamo in una società che,per lo meno nell'ambito popolare,essenziale sul piano qualititativo,è avara di espressioni scritte. Poche parole descrivono l'amore,ma l'amore esiste,evocato tra le righe dei documenti di cui non era il fine principale,come i documenti giudiziari. Così, nel caso di quell'uomo che,colpevole di infanticidio accidentale,si scioglie in lacrime e si impone una severa penitenza, o di quell'altro che ruba per impadronirsi della somma necessaria per la sepoltura del suo bambino in terra cristiana. Bisogna dunque diffidare dei moralisti o delle rappresentazioni stereotipate dell'arte:le loro immagini sono deformanti e bisogna dire,con P. Riche,che "il bambino medievale è ancora uno sconosciuto la cui storia è tutta da scrivere". Tuttavia è già possibile individuare qualche testimonianza del sentimento che si nutriva per l'infanzia. Eccellenti genitori dichiarano che molto ("buoni frutti") aspettano dai figli "quando saranno grandi" e probabilmente considerano la loro infanzia  come una brutta fase da superare [sic]. Filippo da Novara, che mostra anche lui come l'amore per i suoi figli cresca via via che si fanno grandi,ci dice crudamente che "i bambini piccoli sono sporchi e noiosi durante la prima infanzia e così cattivi e capricciosi quando sono un po' grandicelli,che non se ne alleverebbero se non ci fosse l'amore che dio ci ha dato per loro [sic]". Abbiamo delle prove che i bambini erano desiderati. Mahieu su fa beffe di tutti quelli - e sono tanti - che si sposano per averne e perpetuare il loro nome. Il Livre des Manières ci dice in forma commovente: "E' bello avere bambini" e le riserve che ingenuamente fa nei loro confronti sono per noi molto interessanti, perché egli mostra come la gente rubi,s'indebiti,non paghi la decima,si logori lavorando fino alla morte per i figli "delle cui carezze va pazza". Sidrac avverte gli uomini di non amar troppo i loro bambini, perché molti li amano più che se stessi,e Filippo di Novara ci mostra come Dio abbia privilegiato i piccoli,che amano e riconoscono colei che li ha nutriti del suo latte,che sono oggetto di amore e di pietà per chi li alleva. In tali condizioni,le nascite e le prime settimane di vita sono causa di grandi gioie. Certo, troppo spesso,il bambino non è vitale,muore in breve tempo,oppure,nato deforme,e in questo caso considerato un castigo del cielo,rischia o di essere soppresso - pratica corrente in epoca merovingia e ancora abituale in Norvegia nel secolo XII [sic] -, o di essere esposto di notte alla porta di una chiesa,accanto ai piccoli bastardi. Talvolta anche, stando ai penitenziali,il bambino non desiderato viene soffocato dalla giovane madre nel letto dove riposa accanto a lei [sic]; questo soffocamento di bambino,se si arrivava a provarlo, era severamente punito. Ma nel caso che si spera fosse il più frequente,le matrone che assistono la madre lavano con cura il neonato,lo fasciano strettamente e lo depongono nella picolla cesta mobile dove sarà spesso cullato. Ci si occupa immediatamente di farlo battezzare,per assicurargli il paradiso in caso di precoce scomparsa,e la chiesa un po' alla volta ha accettato di celebrare la cerimonia al di fuori dei periodi che le erano un tempo riservati: la pasqua, il natale,o san Giovanni; il battesimo può dunque aver luogo nei tre giorni che seguono la nascita. Questa festa solenne,anche presso i poveri,riunisce parenti e amici intorno ai padrini e alle madrine, che aiutano a immergere il candidato,vestito di una veste bianca,nel fonte battesimale - l'attuale rito dell'infusione compare solo alla fine del medioevo. E' in questo momento che si danno al bambino i suoi nomi e che lo si affida ai santi eponimi e all'angelo custode. Poi gli adulti vanno a mettersi a tavola per un banchetto e depositano i regali che hanno portato. Lo studio dei giochi e dei trattati di pedagogia attesta l'attenzione che si rivolgeva ai bambini; si lasciano giocare agli allossi,alla trottola,alla bambola,a carte,alla guerra,come faceva Duguesclin con ragazzacci della sua età. L'adulto deve correggerli quando sono molto piccoli, "piegare la verga finché è fragile e tenera" (perché dopo si romperebbe), non esitare a rimproverare,poi a picchiare,anche se piangono,perché sono violenti e tendono a fare un monte di cose disdicevoli,rubare,bestemmiare [sic]. Si insegneranno loro prima di tutto due comandamenti di dio: amare dio e amare il prossimo; poi,quanto prima sarà possibile, un mestiere. I due più belli sono quelli di chierico (perché niente vieta a priori di diventar prelato,santo o papa) e di cavaliere. Bisogna avviarli prestissimo; nell'alto medioevo ai monasteri,che sanno perfettamente allevarli,si affidano dei bambini; ancora nel secolo XII Suger ha cominciato a 5 o 6 anni. I futuri cavalieri cominciano ad esercitarsi dai 7 o,al più tardi dai 10 anni in poi. A Firenze, al principio del quattrocento, si collocano le bimbette di 8 anni presso un padrone,e lì vengono "dimenticate" [sic]; il ragazzo in apprendistato alla medesima età continua ad abitare molto spesso presso i genitori e ci torna quando si sposa; dai 13 anni in poi ragazze e ragazzi sono considerati adulti e,se sono indipendenti,possono sposarsi. Insomma i bambini nella società cristiana sono in parte protetti; gli aborti,gli infanticidi,le pratiche contraccettive presso gli sposi sono peccato mortale punito e represso,e si raccomanda la continenza durante le mestruazioni,per evitare di procreare bambini mostruosi [sic], durante la gravidanza,per evitare di ledere o di schiacciare l'embrione, e durante l'allattamento perché si pensa che il latte materno sia formato dal sangue mestruale e che una fecondazione metterebbe in moto questo sangue portando la morte del lattante [sic]. Esiste dunque un amore del bambino. Ma in parte è falsato dalla durezza delle condizioni materiali:morti numerose e precoci,preoccupazione di assicurare una produzione futura in poco tempo. Per via della brevità della vita le attività produttive cominciano molto prima che ai giorni nostri e ancor prima finiscono." (Robert Delort, la vita quotidiana nel medioevo, pagg. 90-93)

Nessun commento:

Posta un commento