mercoledì 28 agosto 2013

pizza e discorsi notturni post moderni tra amici

Invitato ad una mangiata dal mio amico aspirante buddhista (fratello del mio morosino - invenzione di nicole - ovvero dell'idea infantile del migliore amico; ma solo per parte mia; si veda la follia di orlando in un post precedente per rischiar concetti astrusi), dopo aver apprezzato un po' di pizza e notato lo scorrimento senz'attrito d'un fiume di birra (qualità relativamente scadente), come in ogni ritrovo under 25 che si rispetti (e per fortuna ho ancora dieci anni dentro, ma pure molti di più all'occorrenza contro certi diavoli e spiritelli giovanili assetati) eccomi ad ora tarda pedone operante sulla scacchiera del dialogo alcolico misto hemingway-morrison-bukowsky con gli ultimi esuli ancora persi tra pensieri misto sesso alcolico. Così, due femmine e un numero imprecisato di maschi s'alternano nel dialogo.
Scopro così alcuni risvolti psicoanalitici d'una pulzella che ammetto avermi colpito - non già le di lei tette visibilmente accessibili dalla scollatura; mi stupisco di certe relazioni sentimentali il cui spazio separato è misurabile in termini di lunghezza e sesso reciproco consegnato alla critica dell'astinenza; in vino veritas, ed è buono (a volte) e giusto (sincero quanto basta). Quindi la pulzella se la tira (quando il livello alcolico nel sangue sia definitivamente minore di una certa quantità; noi matematici potremmo invocare il minimo limite alcolico) ma finisce con il capitolare quando si parli di sesso esplicito; quando l'istinto emotivo può creare più disordine che soluzioni; interessante però, essendo i soggetti coinvolti così giovani (quasi tutti con l'infanzia consegnata al forno crematorio, per scelta o necessità o amore particolare) e quindi ai miei occhi disposti a giocarsi la vita su entrambi i fronti del loro destino post moderno. Invece no. "quale ragazza non farebbe pompini al suo uomo?" - prima chicca esistenziale - per la gioia diligente dell'altro maschietto seduto accanto a me sul dondolo; riconosciuta la valenza del pompino impegnato - ma non quando il maschietto non ricambiasse con un primo orgasmo (il primo non si scorda mai?) pena l'infelicità locale per sopravvenuta inquisizione affettivo-morale - la bella pulzella snocciola, ben visibilmente , la catena cerebrale - parimenti emotiva - che la incardina al ragazzo di turno (assente per natura e per lavoro; la prima come costrizione del bastone senza carota anticipata; la seconda per fuga preventiva fatte salve le necessità del vile stipendio): "io preferisco stare sotto perché voglio essere dominata [...]" e ancora, come un vulcano, "[...] perché lui grosso mi fa sesso (sic)". Nessun consulto psicoanalitico avrebbe rivelato verità tanto profonde quanto ingenue. Quindi Freud - con la maiuscola - battuto nettamente da bacco, almeno per questa volta. Alle volte i particolari della vita insegnano quanto basta. Se lei è stronza, una ragione - o forse anche due, ma non troppe - c'è; neppure troppo riposta. Riposta somiglia a risposta, con caduta tronca psicologica; o fisiologica della natura umana per chi propende per la vita come una puttana ed il conseguente abuso fino alla nausea (esistenzialismo?). La seconda caramellina merita più attenzione. Seconda pulzella, ben più assetata, lamenta dolori sentimentali: "[...] ma perché nessuno mi vuole?" e contemporanemente capace di chiedere al pubblico dondolante "ti piacerebbe mettere il preservativo con la bocca? [...]". Colta impreparata, la mia ingenuità infantile tenta di ricambiare la di lei passione negativa con qualcosa di simile ad un abbraccio. Ma lei disdegna, rifiuta. Allora tento di mettere insieme i pezzi: da una parte vorrebbe essere partecipe dei pensieri ben disposti finora scambiati, anche a pezzi,visionando materia ben poco oscura (e senza essere dominata, suppongo). Dall'altra rifiuta gesti d'affetto ma è capace di scrivere "ti voglio bene" a colui che sembra essere il suo migliore amico (scritto pure questo; un rigurgito di infanzia repressa? rispondete voi, se potete)  pure somigliante a cappello di paglia (l'avevo già detto a nicole, complice un suo sorriso). Conclusione tarda ma sicura. Siete infelici per scelta e la cosa mi sorprende. Oppure la scelta è esclusivamente emotiva, quando non una maschera per l'occorenza. Ancora maschere. Ma perché anche durante quello che per molti è il periodo turbolento,vivido,anarchico e molesto dell'adolescenza ( o post adolescenza)? Oggi come ieri non mi sovvengono risposte adeguate. Resta la possibilità di scegliere altrove. Lontano, lontano.

4 commenti:

  1. ... forse perché le "maschere" rappresentano, fin da piccoli, gli abiti mentali imposti dal contesto, se vuoi essere "accettato", oggi più di ieri, nel "branco" degli umani....
    Io sono "antica" e quindi incapace - perché non li comprendo appieno - di cogliere determinate manifestazioni , ma penso che i ragazzi di oggi, pur se scafati fin dalla più tenera età, pure se veloci nell'apprendere ogni qualsiasi cosa gli scorra davanti agli occhi, hanno spostato in avanti, nel tempo, le lancette della propria maturità, privilegiando l'apparenza rispetto all'essenza.

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    1. saranno pure scafati, ma quando sbattono violentemente la testa ci rimangono secchi. E sia ben chiaro, non sono nè un censore della sessualità né un moralista democristiano. Non l'avevo puntualizzato, spero fosse evidente.

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    2. è evidente. Infatti diciamo quasi la stessa cosa: impaccare nell'apparenza aveva lo stesso significato che hai espresso nella risposta sopra.

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    3. così sia. Fino al prossimo adolescente spiattellato. Lavori in corso per una possibile (praticabile?) soluzione.

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